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Dungeon classici e inferi

 


Perché in D&D classico si prevede che i mostri aumentino di Dado Vita (e di conseguenza di pericolosità) scendendo nei livelli più bassi? Una spiegazione che prende spunto dall'immaginario mitico potrebbe essere quella che più si scende in basso più ci si avvicina agli inferi, di conseguenza le creature più grandi e malvage sono attratte dai livelli inferiori, oppure diventano più potenti proprio per questa vicinanza con la fonte del caos. Anche la quantità maggiore di tesori può essere giustificata con le esche che i poteri infernali piazzano per attrarre gli avventurieri sprovveduti.

Quest'interpretazione è coerente con il concetto di dungeon come "Sottomondo mitico" espresso originariamente nelle Riflessioni di Philotomy su Original D&D, documento fondamentale per le origini della scena OSR e dello stile di gioco da essa promosso, in cui Jason Cone proponeva una sua imterpretazione del gioco originale del '74.

Del resto, se prendiamo in esame una delle rappresentazioni letterarie più famose degli inferi (o meglio, dell'inferno cristiano, ma pesantemente influenzata dalla tradizione greco-romana pagana) cioè l'Inferno di Dante, prima cantica della Divina Commedia, tra i gironi troviamo parecchi mostri della tradizione classica che sono poi apparsi in D&D, come arpie e centauri. Minosse appare nelle vesti di un gigantesco uomo-drago, non di un drago vero e proprio, però è bene ricordare che il drago nell'immaginario medievale, oltre che alla regalità, è stato spesso associato anche al demonio, che sovente viene rappresentato con caratteristiche tipiche del drago, quali le ali e le scaglie. Sempre riguardo ai tesori, è interessante notare che nella religione romana le figure di Plutone e Dis Pater erano considerate divinità degli inferi ma anche della ricchezza proveniente dalle profondità della terra, intesa sia sotto forma di metalli e gemme, sia come forza che favorisce la crescita dei prodotti agricoli.

Trovate qui gratuitamente le riflessioni di Philotomy tradotte in Italiano, a cura dell'Italian Translation Alliance: https://ita-translation-alliance.itch.io/le-riflessioni-di-philotomy

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