Capitolo VI, Inverno, sessione 2: Fuorilegge, pigne e ribelli
Le fonti storiografiche ci informano che, in un pomeriggio d’inverno, Nadèje e Carlotta si trovavano nella locanda delle Tre Foglie di Finistrada.
Mentre si stavano scaldando davanti al fuoco, fece il suo ingresso Gwen Summers, una boggart erudita e un po’ sbadata, in cerca di una guida per il Canneto: il suo compagno di viaggio, Barnaby Plimsworth, era misteriosamente scomparso.
Riconoscendo le due artiste per fama, Gwen propose loro di accompagnarla almeno fino a Grassgow, dove sperava di ritrovare la guida. Nadèje e Carlotta, incuriosite dal mistero dell’enigmatica Lale che, si diceva, vivesse nel Canneto, accettarono.
Così, davanti a un camino e a un bicchiere di vino di cardo caldo, ebbe inizio un viaggio che avrebbe potuto cambiare il corso dell’inverno.
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| Gwen |
Diario di Nadèje
Tra Finistrada e Grassgow – 26 gennaio
Siamo partite da Finistrada tre mattine fa, con i cuori leggeri e i passi attenti.
Il cielo era greve di nubi grigie, e la neve scricchiolava come carta sotto le suole.
Gwen ha sistemato i nostri bagagli su una carriola con la ruota storta che il locandiere ci ha prestato “in cambio della promessa di riportarla intera” — promessa che non so se riusciremo a mantenere, ma forse non ci credeva nemmeno lui.
Quell'aggeggio sembra vivo: ogni tanto cigola, sbanda, si pianta nella neve... Lei finge di non accorgersene, o forse sa più di quanto lasci intendere. Ne sono quasi certa: la sua sbadataggine è una maschera di cortesia, come quelle dei professori che vogliono essere sottovalutati.
Il viaggio e il freddo
Da Finistrada a Grassgow, in inverno, servono otto giorni — sette con una buona mappa.
Il terzo giorno si mette a nevicare forte (tirato un 1 sul dado, significa che si manifesta l'temperie stagionale, ovvero la neve. Decidono di accamparsi per non rischiare di ammalarsi o congelarsi.
Grazie alle conoscenze di Gwen e alla capacità di improvvisazione di Carlotta, provano il tiro con vantaggio. Riusciranno a montare un accampamento più o meno riparato?
→ Tiro: dado chance 5 e 1, dado rischio 3
Esito: sì, ce la fanno.
Riescono a stare relativamente al caldo. Gwen inventa un piccolo braciere portatile che non rischia di incendiare tutto.
Il mattino dopo ripartono: infreddolite, ma in buona salute.
Il Cottage di Pigne
Lungo il cammino, non lontano dal sentiero, notano una pila di pigne che, a un’occhiata più attenta, si rivela essere un rustico cottage fatto interamente di pigne!
Lo abitano i BlackBerry, una famiglia di Barghest schietta e ospitale: padre, madre e tre figlie musiciste — Becky, Bella e Bettie Jo.
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| Le sorelle BlackBerry |
Le ragazze vengono accolte calorosamente; tutti cenano insieme, condividendo le provviste.
| Gordon e Winifred Blackberry |
Gwen e le due artiste discutono se aiutarli, ma alla fine non della sentono di lasciare sola la simpatica famiglia.
Nadèje: “Quanti sono i banditi?”
Gordon BlackBerry: “Sei o sette.”
Nadèje: “Troppi… ci vuole un piano.”
Gwen: “Potremmo studiare una trappola.”
Decidono di scavare una buca, nasconderla con rametti, teli e neve, e attirare i banditi legandovi vicino i topi al primo bel tempo, sperando che molti cadano nella trappola.
La trappola:
Il giorno dopo, al calar della notte, scavano di nascosto, ma temono che qualcuno le stia osservando.
Carlotta e Nadèje, le più silenziose, vengono mandate in ricognizione. Riusciranno a non farsi vedere?
→ Tiro: dado chance 1, dado rischio 6.
Esito: no, non ci riescono.
Qualcuno le nota mentre scavano: una figura imbacuccata fugge nella notte.
Inseguimento
Tentano di catturarlo. È difficile, ma ci provano. Riusciranno a prenderlo?
→ Tiro con svantaggio (inseguimento/afferrare): dado chance 6, dadi rischio 3 e 1.
Esito: sì, riescono a prenderlo.
Per determinarne l’origine tiriamo:
(1 Genomino, 2 Barghest, 3 Fata del Giardino, 4 Shinigami).
Risultato: 4 — Shinigami.
Lo trascinano al cottage: sotto i panni si rivela uno Shinigami rinnegato, con capelli blu scuro e carnagione azzurra striata.
La famiglia BlackBerry è furiosa: lo accusano di aver rubato le loro provviste.
Si apre un dibattito su cosa farne. Gwen, come erudita, tenta di ricordare qualcosa dei costumi Shinigami.
→ Tiro: dado chance 5, dado rischio 2.
Esito: sì.
Gwen sa che, secondo la tradizione Shinigami, chi riceve salva la vita è vincolato da un Contratto Ereditario: ignorare quel debito porta a “Brutte Brutte Cose”.
Gwen allora interviene:
“Vi invito alla clemenza! Non uccidete questo bandito!”
Mr. BlackBerry, esasperato, brandisce il tagliaschioppo:
“Ha rubato le nostre scorte, non posso tollerarlo!”
Gwen e le ragazze lo fermano in tempo.
Carlotta spiega al prigioniero che gli stanno salvando la vita e che, per questo, sarà vincolato a non tradirle né rivelare nulla della trappola o della famiglia.
Lo Shinigami comprende, in silenzio. Il debito è sancito.
La tensione si stempera: i BlackBerry sono diffidenti ma grati, e il prigioniero — ora in debito di vita — promette di tacere.
Quella notte, a lume di candela, le ragazze finiscono di mascherare la buca. Dormono poco, a turni di guardia.
Con l’alba arrivano i banditi: cinque brutti ceffi, guidati dalla famigerata fuorilegge Sovay Ketchum, una Barghest bionda che anni prima mise alla prova il suo fidanzato.
Mascherata da fuorilegge, con il viso coperto, gli chiese di darle l’anello di fidanzamento che aveva giurato stringendole la mano di non cedere per nessun motivo. Quando lui glielo consegnò, lei gli sparò.
Da allora, Sovay non ha mai più deposto le armi.
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| Sovay |
Ora lei e i suoi fuorilegge si avvicinano al cottage e vedono i topi, un bottino apparentemente facile. Cadranno nella trappola? Tiriamo: Dado Chance 3, Dado rischio 2. Sì, ci cadono!
L'avidità è più forte della prudenza: i malviventi si avvicinano ai topi, rischiando di cadere nel buco! In quanti ci cadranno? Tiriamo un dado e dividiamo per due (arrotondando per eccesso): Solo 1!
Sovay è avida ma non stupida...e mangia la foglia: è tutto troppo semplice per essere vero! Richiama i suoi uomini, sfoderando la rivoltella Pepperbox, ma uno dei banditi, un grosso Barghest barbuto, cade nella trappola e ci resta incastrato.
Nadèje, Carlotta e gli altri escono dal cottage, armati e decisi. "Giù le armi, ora siete meno di noi!" Grida Carlotta ai fuorilegge.
Sovay è furiosa: "Ora vi faccio vedere con chi avete a che fare!" E apre il fuoco con la Pepperbox. Riuscirà Carlotta a mettersi al coperto?
Tiro: Dado chance 3, Dado rischio 3 (+1 contatore colpi di scena):
Sì, ma... Mentre si butta dietro al cottage perde la sua fida punta di spillo. Ora è disarmata e lo scontro è di nuovo in parità.
I fuorilegge iniziano a sparare e i nostri rispondono al fuoco. Nadèje spara con la sua pistola, poi la getta in faccia a un'alta Sluagh che incassato il colpo cerca di colpirla con il clavischetto. Sfodera la lancetta e inizia a colpire a destra e a manca. Si trova di fronte Sovay che grazie ai 6 colpi della Pepperbox non deve ricaricare ogni volta!
Le due si fronteggiano: Nadèje riuscirà a vincere? Tiro con vantaggio: Dadi Chance 6 e 3, Dado rischio 2. Sì! Con un colpo sottano ferisce la mano destra dell'avversaria, che Lascia cadere la Pepperbox, e con lo sgualembrato di ritorno la ferisce al ginocchio, facendola cadere a faccia in giù nella neve.
Gli altri fuorilegge ne avranno abbastanza?
Tiriamo con vantaggio: Dado Chance: 4 e 4, Dado Rischio 1: Sì, i Fuorilegge si arrendono, prostrati dalla vista della loro leader sconfitta dalla Duellante.
I malviventi vengono disarmati e legati. Mr. BlackBerry e Bella saltano in sella ai loro topi e corrono a Finistrada per avvertire lo sceriffo locale, che verso l'ora di pranzo arriva con il suo aiutante, un po' imbarazzato perché lui non è mai riuscito a catturare la pericolosa fuorilegge, porta via i delinquenti e ricompensa i nostri con i soldi della taglia, che non sono poi molti, specie se divisi, ma fanno pure sempre comodo.
Nadèje, Carlotta e Gwen si fermano ancora un giorno presso il cottage Pigne dei Blackberry e poi salutano la bella famigliola e partono per il Rovinghamshire per raggiungere Grassgow. Becky insiste per accompagnarle con un topo da carico per aiutarle a portare i bagagli. Soprattutto Carlotta è contenta, visto che ha portato una valigia un po' pesante.
Dal diario di Nadèje:
Dopo la parentesi al cottage della famiglia BlackBerry, abbiamo camminato tra mucchi di neve e cespugli ghiacciati, costeggiando per un tratto una macchia di pungitopi, con la Foresta di Rovi visibile in lontananza.
Ogni tanto Gwen si fermava a prendere appunti su “la struttura cristallina delle ragnatele invernali”, e Carlotta la rimproverava che così non saremmo mai arrivate a Grassgow prima del tramonto. Io, in fondo, ero felice di sentirle parlare: il silenzio della neve mi spaventa un po'.
Il viaggio:
Il tempo è buono. Sappiamo però dai tiri che ho fatto prima che il penultimo giorno invece il tempo peggiorerà e andrà a nevicare.
La neve sorprende le ragazze ancora in un tratto di terreno aperto, però siamo tutto sommato vicini a Grassgow e ai rovi.
I rovi sono in vista, questa enorme foresta dal loro punto di vista, con queste piante grandi come colline, e lì vicino c'è una piccola pianta di rovo che è un po' distante dalle altre e che potrebbe fornire un qualche riparo dalla neve.
Farebbe uscire un po' dal sentiero battuto, però potrebbe fornire un riparo, se arriveranno in tempo. Sono anche leggere perché hanno il topo da carico, potrei farle tirare con vantaggio. D'altra parte un vantaggio dall'avere aiutato i BlackBerry ce l'avranno, anzi, magari Becky vorrà anche regalare loro il topo da carico.
Riusciranno a ripararsi in tempo sotto al cespuglietto di rovo? Tiriamo un po'. Dado chance 6 e 2, dado rischio 3. Sì ce la fanno, si riparano sotto il rovo, accendono un provvidenziale scaldino inventato da Gwen e riescono a evitare il peggio delle intemperie.
Il giorno dopo, in tarda mattinata, arrivano a Grassgow.
Dal diario di Nadèje: Grassgow, 29 gennaio 104 S.P.
Dopo un altro bel tratto di strada e ancora tanto freddo, abbiamo finalmente avvistato la Foresta di Rovi: un intreccio scuro di rami e spine che sembra voler difendere qualcosa — o nasconderlo.
Da lì, la strada per Grassgow è breve, ma mal tenuta.
La ruota del nostro carretto, ricavato modificando la carriola dell'oste, ha ceduto proprio in vista dell'abitato, e abbiamo dovuto portare i bagagli a mano fino al villaggio, visto che non avevamo i finimenti adatti per far portare altre cose al simpatico topo Timothy, che in ogni caso ci ha risparmiato parecchia fatica tirando l'aggeggio negli ultimi tre giorni. .
Carlotta si è lamentata tutto il tempo, Gwen ha preso appunti sul “livello medio di lamentela degli artisti in ambienti ostili”, e io ho deciso che quel viaggio, per quanto faticoso, era già diventato un ricordo che non avrei dimenticato, nel bene e nel male.
Grassgow ci è apparsa grigia, addormentata, con il fumo che saliva dai camini come fili di spago verso il cielo basso.
C’era odore di fumo e ghiande bollite.
Lo sceriffo di Rovingham, un certo Roger Melville, Boggart corpulento dai grossi mustacchi neri e dalle maniere sgarbate, tiene la città sotto un controllo che sa più di sospetto che di giustizia: si vedono le sue guardie in uniforme grigia dappertutto, e la gente parla piano.
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| Lo Sceriffo Roger Melville |
Appena arrivate, Gwen si è precipitata all’emporio dei trasporti per chiedere notizie della sua guida, Barnaby Plimsworth.
Il padrone del posto, un vecchio Boggart con una cicatrice sull’orecchio, ha capito subito.
“Ah, Plimsworth… sì, sì. È qui. O meglio, là.”
E ha indicato le prigioni dietro la piazza.
Gwen è impallidita.
Io e Carlotta ci siamo scambiate un’occhiata.
Pare che Barnaby sia stato arrestato qualche giorno fa per “commercio illegale di cortecce rare e supporto logistico ai ribelli dei Rovi”.
Ma tutti dicono che lo sceriffo Melville esagera, che basta guardare storto per finire in cella.
C’è chi sussurra che Barnaby non faceva altro che portare un po’ di legna e provviste a chi vive nel bosco — e che forse tra quei ribelli c’è qualcuno che Melville vorrebbe vedere morto da tempo.
Gwen è rimasta davanti alle sbarre per quasi un’ora, parlando piano con la guardia, cercando di capire come liberarlo.
L’ho vista in silenzio, con il respiro che le faceva tremare gli occhiali, e per la prima volta mi è sembrata veramente preoccupata.
Non più la professoressa distratta, ma una donna che non lascia indietro chi le ha dato fiducia.
Alla fine, è tornata da noi con le mani fredde e gli occhi lucidi.
“Non posso lasciarlo qui,” ha detto. “Ma con l'aiuto di Betris Towe, la leader dei Ribelli dei Rovi, forse troveremo anche un modo per tirarlo fuori. Dicono che lei sappia muoversi tra le ombre di Rovingham meglio di chiunque altro.”
Carlotta ha sospirato:
“Quindi ci stiamo mettendo contro lo sceriffo?”
“Non ancora,” ho risposto. “se stiamo attente a non farci scoprire.”
Stanotte dormiremo nelle stanze sopra il pub di Grassgow, poi prenderemo la strada che costeggia la Foresta di Rovi.
Il vento è cambiato — soffia dal Canneto, e ha un odore umido e strano, come di erbe che non dovrebbero fiorire in inverno.
Gwen non smette di scrivere.
Carlotta finge di brontolare, ma le ho visto un sorriso quando Gwen le ha chiesto di disegnare una mappa “più precisa delle sue parole”.
Forse, dopotutto, la strada più fredda è anche quella che scalda di più.
Diario di Nadèje
Notte fredda a Grassgow
La stanza che ci hanno dato sopra la taverna di Grassgow è minuscola, più piccola della casetta in cui dormono i bombi argentati di mia cugina Selenya. C’è una sola candela, una finestra che non si chiude bene, e il vento che entra come un ospite indesiderato.
Siamo sotto due coperte di lana ruvida, strette l’una all’altra, perché il fuoco nella stufa si è spento da un pezzo.
Carlotta ha i capelli sciolti, ancora umidi, e mi solleticano la guancia quando si muove.
Fuori, la neve cade piano, e ogni tanto un fiocco batte contro il vetro come per ricordarci che là fuori, la Neve è ancora padrona.
Carlotta: «Gwen mi piace, sai. Fa quella che si perde nei pensieri, ma secondo me capisce più di quanto lasci intendere.»
Io: «Sì. L’ho notato anche io. È attenta… anche quando finge il contrario.»
Carlotta: «E poi ha chiesto di aiutarla a trovare la sua guida, senza averci quasi mai visto. Deve essere coraggiosa, o un po’ pazza.»
Io (ridendo piano): «Forse entrambe. Le due cose, spesso, coincidono.»
Rimaniamo in silenzio per un po’, sentendo il respiro dell’altra.
Carlotta mi accarezza la mano, e il calore della sua pelle fa dimenticare per un attimo il gelo che arriva dal pavimento.
La candela vacilla.
Carlotta: «Mi chiedevo… se nel Canneto troveremo davvero qualcosa. su di noi, su quello che cerchiamo davvero.»
Io: «Intendi le nostre ricerche sulle unioni antiche? Quelli che la professoressa Mignon definiva ‘temi impropri per una giovane fata di buona famiglia’?»
Carlotta ride, con quella sua risata morbida che sembra un colpo di vento tra le foglie secche.
Carlotta: «Proprio quelli. I costumi matrimoniali degli antichi Sluagh e Sprighi… Ti ricordi la leggenda di Khalila e Meral ? Parlava di due donne che si scambiavano voti davanti al Falso Fuoco.»
Io: «Sì… ma gli studiosi della Casa l’hanno sempre tradotto come “patto di difesa”, mai come un’unione vera e propria. Forse per prudenza. O per paura.»
Carlotta: «Forse per pregiudizio.»
Rimaniamo ancora un momento in silenzio.
La neve continua a cadere, e il pavimento scricchiola ogni tanto, come se ascoltasse.
Io: «Sai, Carlotta… da quando siamo uscite dalla Casa, ho l’impressione che molte delle cose che ci hanno insegnato siano… incomplete.
Forse tra le Fate del Giardino le cose sono sempre state diverse. Lì comanda l'imperatrice Titania, e la discendenza passa per le madri. Non è impossibile che, un tempo, due donne potessero unirsi anche pubblicamente. Forse qualcuna lo fa ancora,.»
Carlotta (sorridendo piano): «Ti piacerebbe scoprirlo, vero? Possiamo aggiungere anche questo pezzo al nostro rompicapo.»
Io: «Mi piacerebbe sapere che non è una fantasia. Che da qualche parte, in questo mondo gelido, c’è un nome, una parola, per ciò che ci lega.»
Carlotta si stringe di più a me, appoggia la fronte sulla mia spalla.
La sua voce è un sussurro:
Carlotta: «Non serve una parola, Nadèje. Ce l’abbiamo già, anche se non la scriveranno mai in un registro.»
La bacio sulla guancia e lei risponde con tutta la dolcezza di cui è capace quando abbandona la maschera della grande cantante un po' altezzosa. La candela si spegne, e restiamo al buio.
Il vento continua a soffiare, ma sotto le coperte il Giardino è piccolo, caldo, e nostro.
Grassgow, la liberazione di Barnaby
Prima dell’alba, Gwen bussa alla porta della stanza dove dormono Nadèje e Carlotta. È agitata, ma i suoi occhi brillano di entusiasmo.
Racconta di essersi incontrata durante la notte con le sorelle BlackBerry — o meglio, con Becky, che l’ha portata nella Foresta dei Rovi da Betris Towe e dai ribelli dei Rovi.
Sono riuscite a evitare le pattuglie dello sceriffo, ma serve un diversivo.
Se Nadèje e Carlotta riusciranno a distrarre lo sceriffo Roger Melville e i suoi uomini, Betris e alcuni ribelli potranno infiltrarsi nella prigione e liberare Barnaby.
Gwen aggiunge che Beatrice, in cambio, offrirà loro rifugio a Città dei Rovi. Da lì potranno poi proseguire per il Canneto.
Nadèje: “Allora lo faremo. Distrarremo lo sceriffo.”
Carlotta: “E come, di grazia?”
Nadèje: “Con quello che sappiamo fare meglio: un po’ di spettacolo.”
Gwen: “Uno spettacolo?! Ma siete impazzite?”
Nadèje: “Perché no? Una piccola rappresentazione improvvisata in piazza. Tu fingi di essere una curiosa erudita di passaggio — il che, tra l’altro, non è neppure una bugia — e noi ci occuperemo della folla.”
Gwen: “È un’idea folle… ma mi piace.”
Carlotta: “Le idee un po’ folli sono quelle che funzionano meglio.”
La piazza di Grassgow
Al mattino la piazza è malinconica e quasi deserta. Le bancarelle, ancora chiuse, sembrano scheletri di legno.
Il vento fischia tra le travi, portando con sé un odore di fumo e di gelo.
Nadèje e Carlotta, infreddolite ma determinate, escono con i loro abiti di scena più belli.
Carlotta indossa un abito rosso e inizia a cantare una canzone del Focolare, che parla della Prateria del Tappeto e dei funghi rossi come le fiamme.
Nadèje, con veli arancioni e un vestito nero ricamato d’argento, nello stile dell'Orda, danza accanto a lei, simulando il movimento del fuoco.
Quando Carlotta comincia a cantare, la piazza si ferma.
La sua voce riesce a scaldare anche i cuori più diffidenti.
Gli abitanti, incuriositi, si radunano. Anche la danza di Nadèje cattura gli sguardi: le due sono brave — e belle — e il piano sembra funzionare.
Finché arriva lo sceriffo Roger Melville, burbero come sempre, con i baffi gelati e lo sguardo torvo.
L’esibizione riuscirà a distrarre anche lui, almeno abbastanza da permettere ai ribelli di entrare in prigione?
Tiro: riusciranno a distrarre anche lo sceriffo?
Tiro con vantaggio, perché esibirsi è ciò che Nadèje e Carlotta sanno fare meglio.
Nadèje ha anche il tratto “Sono nata per stare sul palcoscenico.”
Dado chance 3 e 2, dado rischio 2 → Sì, ma…
Riescono a distrarre tutti, l’intero paese si ferma a guardare.
L’esibizione, improvvisata ma splendida, conquista la piazza — ma lo sceriffo si infuria.
Roger Melville perde la calma
Roger Melville diventa paonazzo, inizia a urlare contro le ragazze e contro i suoi soldati che si sono distratti.
“Ma che fungheria maledetta è questa?! Chi vi ha autorizzate?!”
Lo Sceriffo spintona la folla, fa cadere una cesta di pezzi di more secche, e Carlotta, colta alla sprovvista, smette di cantare.
Intanto, Betris Towe, una barghest alta e muscolosa con una massa di capelli biondi e mossi, approfitta del caos.
Con due ribelli dei Rovi, si intrufola nella prigione per liberare Barnaby.
Nadèje tenta di calmarlo
Nadèje: “Ma no, solo una piccola esibizione, un po’ di festa! D’altronde domani è Imbolc, una festività importante…”
Sceriffo: “Come osi sminuire il ricordo del Padrone con le tue sciocchezze?! Cosa volete fare, sedurre i miei soldati?!”
Nadèje: “Assolutamente no! Solo… celebrare il coraggio dei soldati che difendono questo angolo di Focolare nel Giardino!”
Carlotta interviene: "Questo proprio no sceriffo!" Si avvicina alla compagna e le mette un braccio intorno alle spalle, protettiva.
Sceriffo: “Ah, ho capito. È ancora peggio di quanto pensassi!”
Carlotta: “Come vi permette, vi sembra un comportamento da gentilomino?!”
Nadèje: “State calmi, è un equivoco!”
Lo sceriffo però non sembra calmarsi. Gwen, intanto, osserva la scena da lontano, pronta a intervenire.
Tiro: Riescono a calmare lo sceriffo?
Dado chance 5, dado rischio 5 → sì, ma…
Succede un colpo di scena.
Lo sceriffo resta furioso, ma interviene un nuovo personaggio.
Colpo di scena: la ragazza dai capelli rossi
Dalla folla emerge una giovane barghest dai capelli rossi e ricci, un cappotto grigio e una sciarpa verde.
Si avvicina allo sceriffo come se lo conoscesse da sempre.
Senza dire una parola lo abbraccia:
“Oh, Roger! Finalmente, ti cercavo da stamattina!”
Lui rimane di sasso, tossicchia, si sistema il colletto impacciato come un ragazzino.
“N-no, signorina, non… in pubblico, per favore!”
Nel frattempo, Gwen, Betris e i ribelli hanno già scassinato la porta della cella.
Gwen, sorprendentemente abile, estrae un piccolo grimaldello dall’abito e apre la serratura con un clic.
Barnaby è libero e si allontana, non visto, insieme agli altri.
La fuga
Nadèje e Carlotta riprendono l’esibizione, fingendo che nulla sia accaduto.
Lo sceriffo, ancora tra le braccia della rossa, è troppo confuso per reagire.
La folla applaude.
Pochi minuti dopo, Gwen arriva con una piccola slitta carica di barili, (dentro uno di essi è nascosto Barnaby) tirata dal topo Timothy.
Strizza l’occhio alle ragazze: il segnale.
Nadèje e Carlotta salutano, raccolgono i loro bagagli e saltano sulla slitta.
Il pubblico applaude ancora, ignaro di tutto.
Epilogo
Mentre la slitta sfreccia verso la foresta, Gwen racconta chi era la misteriosa ragazza dai capelli rossi.
“A quanto pare,” dice, “è Mathilda Nic Roy, la figlia del sindaco di Grassgow. E, guarda caso, una simpatizzante dei Ribelli dei Rovi.”
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| Mathilda Nic Roy |
La slitta si allontana. Dietro di loro, lo sceriffo Roger Melville rimane ancora lì, arrossito e disorientato, chiedendosi cosa diamine sia appena successo.
Diario di Nadèje – Città dei Rovi, 1 Febbraio 104 S.P.
Non dimenticherò mai la prima volta che ho visto Città dei Rovi.
Si entra da un varco appena percettibile tra le spine, e subito tutto cambia.
Le pareti di rovi si richiudono dietro di noi come una porta segreta, e davanti si apre un dedalo di sentieri che serpeggiano tra i rovi, rischiarati da lanterne di gusci di castagna, sormontati da ponti di viticci intrecciati.
Betris Towe ci ha accolte con un sorriso fiero e un mantello di piume.
I Ribelli dei Rovi ci hanno offerto pane di castagne caldo e vino di more per festeggiare Imbolc; persino Barnaby, appena liberato e un po’ malconcio, rideva e brindava come se la prigione fosse già un ricordo lontano. Ora è ricercato e non potrà accompagnarci nel Canneto, ma ci ha dato una mappa e un taccuino con una lista di parole e frasi in Shigo.
Ha insistito per regalarci anche un barattolo di marmellata di castagne.
“Per addolcire la strada,” ha detto.
Becky suonava un flauto di sambuco, e Timothy, il piccolo topo, sembrava ascoltare solo lei.
Così abbiamo deciso che sarebbe rimasto con la giovane Barghest, com’è giusto. Gwen ha sorriso:
“In fondo,” ha detto, “è sempre stato il tuo topo.”
Abbiamo dormito in una soffitta piena di piume e rami secchi. Il vento urlava tra i rovi, ma non faceva paura: sapevo che là fuori avevamo degli amici.
All’alba, Betris ci ha accompagnate fino al limite della città.
Il cielo era chiaro e tagliente, e sopra i rovi due enormi ghiandaie volteggiavano in cerchio.
“Sono mie amiche,” ci ha spiegato. “Sono una portatrice del Contratto Calcapiume. Vi porteranno fino al margine del Canneto. È un debito che voglio saldare.”
Le ghiandaie si sono posate davanti a noi, gigantesche e splendide, con le piume lucenti come vetro bagnato.
Le abbiamo accarezzate, e ho sentito il battito del loro cuore caldo sotto le dita.
Becky ci ha salutate agitando la mano, Timothy ha squittito piano, Barnaby ha urlato qualcosa che non ho capito ma che suonava come un “tornate vive”.
Poi le ghiandaie hanno spalancato le ali, e in un solo battito eravamo sopra i rovi, sopra a tutto.
Sotto di noi, il Giardino era bianco e gelato, gli alberi e persino la Casa sembravano modellini, giocattoli infantili.
Davanti, all’orizzonte, c’era solo la macchia argentea del Canneto.
Là, dice Gwen, ci aspettano risposte.
Non ho la sua sicurezza. Ma il vento, lassù, profuma di giunchi e di promesse..








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