Inverno 105 SP – Attraversamento della Linea Verde
Nei primi giorni dell’inverno, quando l’aria profuma ancora d’autunno e nessun fiocco di neve ha ancora toccato il suolo, le ragazze lasciano Toguchi.
Alle loro spalle, la Porta Rossa.
Davanti, l’oceano ondeggiante della Linea Verde.
La striscia di alte erbe, folte, vive anche nei mesi freddi, serra l’orizzonte come un mare immobile. Un confine naturale, che separa il Giardino sul Davanti dal Giardino sul Retro.
Per andare a Ponteramo, nel Boschetto, devono attraversarla, rischiando di imbattersi nel pericolo dei serpenti che la infestano.
Quasi tutti ormai, con l’inverno alle porte, dovrebbero essere in letargo.
Quasi.
Gwen stringe la mantella al collo. «Se rimaniamo sul sentiero battuto ed evitiamo i punti in cui l’erba è più schiacciata, dovremmo…»
Carlotta la interrompe. «Per favore non finire la frase con “stare al sicuro”.»
Nadèje le sorride. «Andrà bene. In questa stagione i serpenti sono addormentati.»
Ma il Giardino non ascolta le rassicurazioni.
Riescono a evitare i pericoli della Linea Verde?
Tiro: Dado Chance 5, Dado Rischio 6 → NO, E ..
Le erbe si muovono.
Si aprono.
Si dividono come spinte da una forza enorme.
E da quella fenditura scivola fuori un’ombra lunga, lucida, verde e nera. Una lingua biforcuta sibila nell’aria, e le tre ragazze sentono il suolo vibrare sotto la massa di muscoli e squame del colossale biscione.
Il Basilisco.
Non un idolo regale e spettrale come il Serpente della Luna.
Non una creatura saggia o primordiale.
Solo un gigantesco animale affamato, alla ricerca dell’ultimo pasto prima del letargo.
Grosso come un ramo.
Lungo come un’intera strada di Lone Rock.
Gli occhi color rame si fissano su di loro.
Carlotta deglutisce. «Questo non era nel programma...»
Gwen emette un suono che è a metà tra un mugolio e una preghiera.
Naoko resta impietrita.
Nadèje si mette davanti alle compagne, la lancetta pronta: non è il Serpente della Luna, no.
Ed è per questo che è pericoloso.
Il Basilisco spalanca le fauci, enormi, capaci di inghiottire un Boggart intero.
«Presto, nascondiamoci!» sussurra Nadèje, mentre il colossale serpente scivola tra le erbe alte della Linea Verde, sinuoso e verde quanto loro.
Trovare un riparo è difficilissimo: a meno di imbattersi in un vero e proprio accesso al sottosuolo, tutto attorno a loro è solo un mare di fusti ondeggianti. La creatura li sovrasta, e se decide di attaccare non avranno molte possibilità.
Provano comunque a nascondersi.
Tiro con svantaggio.
Dado Chance 5, Dadi Rischio 3 e 4 → SÌ, e…
…e trovano davvero un passaggio sotterraneo: una piccola apertura tra le radici, scavata evidentemente da una talpa o qualche altro animale del sottosuolo. Il terreno non è ancora gelato, e le tre riescono a strisciare dentro giusto in tempo perché il basilisco passi oltre, sibilando tra le erbe senza accorgersi di loro.
Percorrono il budello di terra per qualche metro, al buio, con Gwen che impreca sottovoce ogni volta che la bisaccia rimane impigliata a una radice. Poi, finalmente, sbucano all’aria aperta dall’altra parte della Linea Verde.
La luce è ormai fioca.
L’inizio dell’inverno accorcia le giornate, e il cielo diventa presto color cenere.
Davanti a loro, lontano ma visibile tra i tronchi svettanti e i rami spogli, c’è il Boschetto.
Verso est, intravedono la sagoma della Casa, come un ricordo che osserva da lontano.
Stanche e infreddolite, decidono di non proseguire oltre.
Trovano un piccolo boschetto di erba medica, fitto abbastanza da offrire riparo dal vento, e lì montano un accampamento improvvisato.
La notte scende rapida come una tenda.
E le quattro, strette attorno a una lanterna appena schermata, tirano un lungo, simultaneo sospiro di sollievo: per questa volta, il Giardino le ha lasciate passare.
Il mattino dopo ripartono: c'è qualche nuvola in più e un po' di vento, ma la temperatura è ancora relativamente mite.
Le ragazze riescono a evitare le pattuglie esterne dei soldati della corte del Seelie, che si sono fatte più frequenti e ostili negli ultimi tempi?
Tiro dado: chance 6, dado rischio 1, sì.
Così, il nuovo giorno comincia tranquillo.
Arrivano le intemperie?
Tiro per le intemperie: 1 arrivano.
Tranquillo...Per qualche ora.
Poi, lentamente, qualcosa cambia.
Il cielo — che all’alba era terso e gelido — inizia a coprirsi di nubi gonfie.
Prima una, poi tre, poi un tappeto intero che sembra scivolare giù dal tetto della Casa.
Si alza un vento brutale, di quelli che arrivano di colpo, senza preavviso e senza misura: l’erba medica si piega, gli uccellini spariscono muti tra i rami, le fronde scricchiolano come vecchie porte.
E nel giro di pochi minuti…
…l’acquazzone esplode.
Una muraglia d’acqua.
Fredda, pesante, diagonale.
Il tipo di pioggia che non cade: ti corre incontro.
Nadèje stringe la mano di Carlotta.
Gwen trattiene il cappuccio, Naoko grida qualcosa che il vento porta via.
E le quattro capiscono, senza nemmeno parlare, che il Giardino sta preparando qualcosa.
La corsa verso il Boschetto si trasforma presto in una fuga disperata.
La pioggia non cade più: martella.
Il terreno, inzuppato completamente, comincia a cedere sotto i loro piedi; l’acqua scivola tra le radici come serpenti lucidi, poi si raduna in rigagnoli sempre più larghi.
Gwen urla: «A sinistra! C’è un rialzo!»
Ma è troppo tardi.
Il terreno davanti a loro — una depressione che nella stagione secca non è altro che una piccola conca — adesso ribolle di acqua mista a fango e foglie morte.
E poi arriva la fiumana.
Non un fiume, non davvero.
Ma nemmeno un semplice scolo d’acqua.
È una corrente improvvisa, violenta, spinta dall’acquazzone a valle: un torrente improvvisato che striscia come un animale furioso tra le erbe e il tappeto di foglie.
Le ragazze tentano di evitarla.
Provano a deviare, saltare, aggrapparsi.
Tiro: Dado Chance 3, Dado Rischio 5 → NO.
La separazione
La fiumana colpisce duro.
Naoko scivola per prima, trascinata via dal fango fino alla cintura; Gwen le afferra il polso, ma la forza dell’acqua le sbilancia entrambe e le due vengono risucchiate di lato dalla corrente.
«Gwen!» grida Carlotta, cercando di avanzare.
Ma Nadèje le stringe il polso: «No! È troppo forte!»
E ha ragione.
Un altro colpo d’acqua e fango arriva come una frustata, colpendo le due sposine ai piedi. Le sbilancia, le costringe a indietreggiare, mentre la fiumana crea una vera trincea liquida fra loro e le altre due.
Gwen e Naoko vengono spinte via dalla corrente lungo un canaletto naturale tra radici e terra franata, mentre Nadèje e Carlotta restano bloccate sull’altra sponda.
Per qualche secondo, si vedono ancora.
Gwen, fradicia e furibonda.
Naoko che cerca di non perdere la presa.
Carlotta che urla il loro nome.
Nadèje che si protende, impotente, con la mano tesa.
Poi la fiumana si allarga.
Si gonfia.
Cresce.
E, con un rombo soffocato dall’acqua, le divide.
Per davvero.
La caduta delle ragazze
La fiumana colpisce Gwen e Naoko come una frusta liquida.
Le due vengono trascinate in avanti, giù per la pendenza naturale che dalla Linea Verde conduce al primo avvallamento del boschetto.
Gwen tenta disperatamente di trovare appigli.
Le mani afferrano fango, rami, radici… nulla tiene.
Naoko urla il nome di Gwen, non per paura ma per non farla sparire nel frastuono dell’acqua e del vento.
Nadèje tenta l’impossibile
Carlotta perde l’equilibrio a sua volta, e per un istante è anche lei sull’orlo dell’essere trascinata via.
Nadèje scatta, le ali che frullano freneticamente, il vento che le taglia la pelle.
Afferra Carlotta per la vita, la solleva per quel poco che basta a riposizionarla al sicuro su un rialzo di terreno.
La stretta è forte, disperata.
Carlotta rimane senza fiato:
«Amore… amore, attenta!»
Ma Nadèje ha già lo sguardo oltre.
Oltre la fiumana.
Oltre il caos.
Oltre la paura.
Le sue ali si aprono ancora una volta:
vuole raggiungere Gwen e Naoko.
Si getta in avanti, sfidando il vento e la pioggia.
Le vede — sono ancora lì, solo qualche decina di minimetri più avanti, trascinate dalla corrente ma non ancora perdute.
Nadèje vola rapida.
Ce la può fare.
È a pochi minimetri.
Allunga il braccio.
«Gwen! NAOKO!»
Il vento la tradisce
Una folata violenta, improvvisa.
Non un semplice soffio:
un muro.
L’aria la colpisce di lato, la piega in due, la sbatte contro un cardo storto.
Un gemito le sfugge dalle labbra.
La forza del colpo le taglia il respiro.
Carlotta urla il suo nome—una nota alta, spezzata, piena di terrore.
Nadèje non cade: si aggrappa con una mano alle foglie pungenti e fradice
Ma il contatto con le altre due ragazze è perduto.
Lo sa.
Quando rialza lo sguardo, Gwen e Naoko sono già molto più avanti, risucchiate dalla corrente, verso un tratto più basso del terreno dove l’acqua scorre ancora più veloce.
Per quanto Nadèje tenti di spiccare di nuovo il volo, il vento glielo impedisce: ogni movimento è come nuotare nella tempesta.
La separazione definitiva
Un ultimo tonfo d’acqua, un guizzo di due figure scure nel fiumiciattolo improvvisato…
e poi Gwen e Naoko spariscono dietro una curva del terreno, in un canale naturale formato dalla pioggia.
Non c’è più verso di raggiungerle.
Nadèje rimane in ginocchio sul terreno fradicio, il fiato corto, lo sguardo teso verso il vuoto.
Carlotta le si avvicina, tremante, la prende per le spalle.
«Le ritroveremo… amore mio. Lo giuro.»
La tempesta continua a infuriare.
Il mondo è acqua, vento e paura.
E Gwen e Naoko sono lontane, troppo lontane, trascinate chissà dove nel cuore del boschetto.
Riusciranno Gwen e Naoko a non farsi troppo male? Tiro: Dado Chance 4, Dado rischio 4.
Sì, ma.. è colpo di scena.
🌧️ La caduta nel sottosuolo
L’acqua le trascina a velocità folle, come un torrente improvvisato.
Gwen cerca di tenere Naoko per mano, ma il fango scivoloso le separa più volte, finché le due riescono ad aggrapparsi l’una all’altra solo all’ultimo istante, quando la corrente le inghiotte in un buco nel terreno.
Un boato sordo.
Un vuoto improvviso.
E poi cadono.
Cadono a lungo.
Un volo che sembra infinito, lungo abbastanza da far pensare che stavolta sia davvero finita.
Ma il destino, ancora una volta, fa loro un piccolo regalo.
🍄 L’atterraggio sul morbido
Gwen sente qualcosa cedere sotto il suo peso prima dell’impatto.
Non roccia.
Non acqua.
Qualcosa di… spugnoso.
Le due ragazze piombano dentro un’enorme distesa di funghi pallidi e muffe debolmente luminescenti, che assorbono la caduta come un gigantesco materasso organico.
Gwen rotola, tossisce, ma si solleva subito.
«Naoko?! Naoko!»
La giovane Shinigami emerge da un cumulo di funghi viola, con i capelli incollati al volto e un’espressione tra lo sbalordito e lo stanco.
«Credo… credo di essere intera» dice, toccandosi le braccia. «Questi funghi… sono come cuscini!»
Gwen, tremante, ride per lo shock.
Una risata nervosa, ma sincera.
⛓️ Il colpo di scena: intrappolate nel buio
Quando l’acqua che le ha trascinate arriva nel grande antro sotterraneo, scorre via in una fessura stretta, troppo stretta per permettere a una persona di passare.
Il buco da cui sono cadute è sopra di loro.
Alto minimetri e minimetri di liscia pietra e terra compatta, impossibile da scalare senza strumenti.
Gwen alza lo sguardo verso l’alto.
Oltre il flebile bagliore delle muffe...Solo buio.
Naoko fa un paio di passi in tutte le direzioni, poi sussurra:
«Gwen… credo che non possiamo risalire.»
La sua voce riecheggia nel silenzio umido e cavernoso.
Gwen deglutisce, cercando di mantenere la calma.
Il suo cuore, però, batte come un tamburo.
«Allora…» dice dopo un lungo momento, «dobbiamo trovare un altro modo per uscire. Ci deve essere un passaggio. O qualcuno… o qualcosa.»
Naoko annuisce, cercando il suo coraggio.
La luce è quasi assente.
Il sentiero è ignoto.
L’aria odora di muffa e di terra antica.
E nella distanza, molto lontano, qualcosa si muove.
Un suono di passi lenti, trascinati.
Gwen sussurra:
«Non siamo sole qui sotto.»
Sarà un incontro amichevole?
Tiro. dado Chance 6, dado rischio 4
Sì, e...
🌱 Nel sottosuolo: un incontro inatteso (e provvidenziale)
Gwen stringe la mano di Naoko mentre il rumore nel buio si avvicina.
Passi trascinati, un tintinnio, un rumore umido, poi… una lucina.
Una lanterna fatta con una sfera di muffa luminescente.
E nella sua luce compare un omino allampanato, con grossi occhiali circolari, la pelle color della terra e un sorriso largo:
«Oho! Ma chi abbiamo qui? Due fanciulle fradice come radici sotto la pioggia!» dice In Sprigaelico.
Dietro di lui, dal terreno, sbuca una talpona dalla pelliccia morbida, con occhi come perle nere e un muso umido che annusa Gwen con entusiasmo.
Gwen e Naoko si irrigidiscono solo un istante — poi la tensione svanisce quando l’uomo fa un buffo inchino:
«Mi chiamo Winston, mercante di frutti e funghi del Popolo Genomino, vagabondo delle profondità!
E questa meraviglia qui è Jewel, la mia compagna di viaggio, scavatrice provetta.»
Naoko riconosce subito l’accento sotterraneo.
«Vieni… dalla Cittadella?»
«Ma certo! E ci stavo proprio tornando per svernare! Ah, lassù arriva l’inverno… ma qui sotto è sempre tiepido come un forno di nonna. Più o meno. Se volete unirvi a noi, vi porto in un posto sicuro. Le gallerie fino alla Cittadella sono stabili e asciutte.»
Gwen guarda Naoko.
Naoko guarda Gwen.
È un sì, ovviamente.
Winston ride soddisfatto, si scrolla la terra dalle maniche, poi schiocca le dita:
«Jewel, guida! Le signorine vengono con noi!»
La talpa fa un piccolo verso affettuoso e comincia a scavare un pertugio più ampio — in pochi secondi ha già aperto uno stretto tunnel perfetto per il passaggio.
E così le due ragazze, ancora tremanti ma finalmente al sicuro, seguono i loro due nuovi e inattesi salvatori verso la Cittadella, illuminate dalla luce calda della bacca-lanterna.
🌧️ In superficie: l’angoscia di Nadèje e Carlotta
Mentre sotto terra le cose migliorano, sopra… tutt’altra storia.
L’acquazzone diventa un muro d’acqua.
Il vento piega l’erba alta e ulula come un animale ferito.
La luce del giorno è ormai un ricordo.
Nadèje vola appena sopra le onde fangose, gli occhi bruciati dalla pioggia, le mani tese, la voce spezzata dall’ansia:
«GWEN! NAOKO!»
Carlotta corre con tutte le sue forze, col parasole che ormai si è trasformato in un inutile disco d’acqua, frustato dal vento.
Ogni tanto guarda in alto, cercando Nadèje, ma non riesce a vederne che la sagoma oscura tra gli scrosci.
«Nadèje, scendi! Ti porta via il vento!»
La duellante prova a spingerci contro, ma una folata la ribalta come una foglia.
Riesce a correggere la traiettoria appena in tempo per non essere sbattuta contro un cespuglio.
Carlotta — stavolta lei — afferra Nadèje al volo, bagnata fino alle ossa:
«Basta! Basta! Se continuiamo così… ci perdiamo pure noi!»
Nadèje vuole ribattere, ma il fiato le manca.
È tutta tremante, sfinita, impaurita per le amiche e per la moglie.
Alla fine, esausta, ammette:
«Non… non riesco a vederle.»
La pioggia martella.
L’acqua corre in rivoli e torrenti ovunque.
Ogni sentiero è sparito.
Carlotta prende il volto gelido di Nadèje tra le mani:
«Le troveremo. Ma dobbiamo aspettare che passi questa maledetta tempesta.»
Non hanno scelta.
Corrono verso un enorme fungo violaceo, con un cappello largo come un tetto.
Lì sotto si riparano, fradice, abbracciate, tremanti, impotenti.
La pioggia cade in cortine fitte tutt’intorno, trasformando il mondo in una cascata continua.
Nadèje appoggia la fronte sulla spalla di Carlotta.
«Spero che Gwen… e Naoko… stiano bene.»
Carlotta stringe la sua mano, con una calma che non prova davvero:
«Lo so. Le rivedremo.»
Ma nel suo sguardo…
una scintilla di paura resta accesa.
🌫️ Nadèje e Carlotta – La mattina dopo la tempesta
Il sole è pallido, quasi timido, come se avesse paura di mostrarsi dopo il disastro della notte.
Nadèje e Carlotta—stanche, infreddolite, i capelli ancora umidi—riprendono a rastrellare l’area, chiamando i nomi delle amiche con la voce roca.
Niente.
Alla fine arrivano sotto i giganteschi alberi del Boschetto, e continuando a cercare, si inoltrano nel folto.
Ma ancora nulla.
Solo l’odore di terra bagnata e funghi schiacciati, e il fruscio del vento che si rialza tra le fronde.
Quando è ormai primo pomeriggio, sentono dei passi pesanti e regolari.
⚔️ La pattuglia Fae
Otto soldati in uniforme lavanda emergono dal sottobosco, con le falci d’osso levigato alla mano.
Sono guidati da una statuaria ufficialessa abbronzata, con gli occhi color quarzo violaceo e una cicatrice sullo zigomo.
Il suo sguardo si ferma su Nadèje, e subito si irrigidisce.
«Tu sei del Reame. Dovremmo arrestarti a vista.»
La voce è ruvida, controllata.
«La tregua è stata infranta tre giorni fa. I vostri hanno attaccato il forte di Caer Bryn dal Sottosuolo. Così ci è stato riferito.»
Carlotta sbianca.
Nadèje sente una lama fredda nel petto.
Mentre era fuori dal Reame… la storia è andata avanti senza di lei.
Le due spiegano da dove vengono, cosa fanno lì, e soprattutto che sono completamente all’oscuro della rottura della tregua.
L’ufficialessa le squadra, diffidente.
La tensione è tale che persino Carlotta fatica a respirare.
Nadèje, con voce ferma ma un po’ incrinata, dice:
«Se fossimo una spie… saremmo qui, in pieno giorno, ancora mezze fradicie dalla pioggia di ieri e con un parasole rotto?»
Carlotta si gira verso di lei, incredula di quanto sia riuscita a dire qualcosa di così… sensato e assurdo allo stesso tempo.
La Falciatrice la guarda un istante lunghissimo, poi sospira:
«…Punto valido.»
⭐ Tiro: 5 (Chance) vs 3 (Rischio) — Sì, riescono a convincerli
L’ufficialessa alza la mano e i soldati abbassano le armi.
«Non siete la minaccia che cerchiamo.»
Fa un passo avanti.
«Ma vi consiglio di lasciare queste zone il prima possibile. I confini sono fortemente pattugliati. E le pattuglie sono… nervose.»
Carlotta, radunando il coraggio, osa chiedere:
«Avete visto una Boggart snella e bruna, con gli occhiali, e una Shinigami piccolina, capelli bianchi e occhi neri?»
Gli otto si guardano, scambiano cenni.
L’ufficialessa scuote la testa.
«Nessuna traccia.»
La delusione è un pugno nello stomaco.
I soldati si dileguano tra le erbe, e la tenente lascia dietro di sé un profumo leggero di lavanda e metallo.
🌲 Verso Ponteramo
Nadèje e Carlotta restano un lungo momento immobili, finché Carlotta prende la mano della moglie e la stringe forte, quasi per assicurarsi che almeno loro due siano ancora insieme.
«Andiamo» dice Nadèje, la voce tesa.
«Gwen e Naoko non si saranno arrese. Dobbiamo raggiungere Ponteramo. Magari… magari sono già lì.»
Carlotta annuisce, anche se il dubbio le sale negli occhi.
E così, con il cuore pesante e il vento sempre più freddo, le due donne si incamminano verso il fitto del Boschetto, sperando che dietro ogni foglia caduta o ogni tronco contorto possa esserci un indizio, un segno, un richiamo.
O una via per ricongiungersi alle loro amiche.
Viaggiano per i due giorni successivi, piegando verso Ovest per evitare un banco di fitta nebbia, finché una mattina in cui il cielo è grigio e pesante, inizia a cadere la prima neve dell'Inverno. Vanno avanti finché riescono, parzialmente riparate dai rami degli alberi sopra di loro, poi raccolgono legnetti e aghi di pino per accendere un fuoco e si riparano sotto un tronchetto abbattuto, accatastando foglie e piccoli stecchi per coprire gli spifferi del loro rifugio improvvisato. Passano una notte decisamente fredda, abbracciate strette per sfruttare al massimo il calore dei loro corpi, e la mattina seguente si svegliano in un paesaggio bianco, ammantato di neve. Siccome il cielo fra i rami spogli è quasi sereno, decidono di proseguire, sperando di trovare un insediamento abitato.
Riescono a evitare incontri? Tiro: dado Chance 1, Dado rischio 2. NO, ma... non è un incontro ostile, anche se potrà creare problemi.
La neve scendeva fitta, silenziosa, quasi pesante — grani di ghiaccio che graffiavano la pelle e subito si scioglievano. Nadèje e Carlotta, esauste dopo una notte umida e un giorno intero di ricerche infruttuose, proseguivano a piccoli passi nel sottobosco invernale, quando la falena apparve.
Una falena metà bianca e metà nera, come se fosse fatta d'inchiostro e neve, volava disegnando piccoli archi tremolanti nell’aria. Non faceva rumore. Non sembrava nemmeno reale all'inizio — piuttosto un’ombra, un presagio.
«È… bellissima,» sussurrò Carlotta, stringendo le mani fredde contro il petto.
La falena indugiò a mezz’aria, poi oscillò verso una direzione precisa, allontanandosi un paio di metri, tornando indietro, poi ritentando.
«Credo… credo che voglia che la seguiamo,» disse Nadèje.
Non avevano molte alternative, e la magia del Boschetto era capricciosa, ma raramente gratuita. Così si misero dietro all’insetto, camminando piano per non perderlo nella neve sempre più fitta.
Dopo pochi minuti, la falena si abbassò. E lì, tra due radici contorte di una quercia antica, videro qualcosa muoversi.
No. Qualcuno.
«Cora?!» disse Carlotta, correndo avanti.
La giovane druida dai capelli blu giaceva semisepolta dalla neve, pallidissima, le labbra violacee. Una gigantesca pigna — una di quelle del Boschetto, grandi come un vaso di terracotta — le incastrava la gamba sotto il peso di decine di chili di legno.
«‘G-grazie…» mormorò Cora, la voce sottile e tremante. «Pensavo… Pensavo che sarei rimasta qui tutta la notte…»
«Non ti preoccupare, ci siamo noi ora» disse Nadèje, inginocchiandosi accanto a lei. Aveva già le mani sulla pigna. «La tiriamo via, ça va? Promesso.»
La falena posò le antenne frangiate sulla fronte di Cora, come a verificare che fosse viva.
«È… Lyra, la mia falena,» mormorò la druida con un filo di fiato. «Si è accorta della pigna in caduta..Mi ha avvertito all'ultimo momento ... almeno non mi ha colpito sulla testa»
«Direi che la falena fa il possibile,» borbottò Carlotta, sforzandosi nel sollevare la pigna.
Nadèje la aiutò. La pigna era pesante, maledettamente pesante, e scivolosa per via della neve. Ma insieme riuscirono a spostarla quel tanto che bastava a liberare la gamba della ragazza.
Cora urlò — non forte, più un singhiozzo strappato, il dolore che torna nei nervi ghiacciati.
Carlotta le mise addosso subito la sua mantella.
«Dobbiamo scaldarla o si congelerà.»
Nadèje guardò la falena, che ora svolazzava sopra le loro teste, e per un attimo sentì qualcosa di remoto e antico muoversi nel petto.
Non era un incontro ostile.
Ma…
non sarebbe stato semplice.
Cora non poteva camminare né volare. Il bosco stava gelando più in fretta del previsto. E Gwen e Naoko erano ancora scomparse da qualche parte sotto quel labirinto di radici, fiumi sotterranei e caverne.
Il loro viaggio verso Ponteramo era appena diventato molto più complicato.
Carlotta riesce a improvvisare un rimedio anti congelamento sfruttando ciò che ha appreso da Naoko e riescono a accendere un fuocherello per scaldarsi? Devono togliere i vestiti zuppi a Cora, asciugarla e rivestirla, anche se non le farà piacere. Tiro. Dado Chance 3, Dado rischio 3 (+1 contatore colpi di scena) Sì. MA... ci riescono, ma si alza un vento gelido che spegne il fuoco e le costringe a cercare un riparo portando Cora di peso.
❄️ Nel cuore del Boschetto — Cora, il freddo e il fuoco che muore
La .
Carlotta si mise immediatamente al lavoro: infilò le mani nella borsa, tirò fuori due vasetti che Naoko le aveva fatto preparare “per sicurezza”, più una manciata di foglie di verbena ormai un po’ stropicciate. «È tutto quello che ho… ma posso provare.»
Le mani della cantante ora viaggiatrice erano ferme, competenti: aveva visto Naoko farlo decine di volte. Mescolò un unguento anticoongelamento, massaggiò dolcemente le braccia e il petto di Cora, poi ascoltò il suo respiro.
«Dobbiamo toglierle tutto» disse Carlotta, lo stesso tono grave che prendeva quando cantava un lamento funebre. «Gli abiti fradici la ammazzeranno.»
Nadèje annuì e, con delicatezza, spogliarono Cora degli abiti intrisi d’acqua e neve. La ragazza protestò appena, un filo di voce: «F–freddo… Non guardate…»
«Suvvia, non essere sciocca» mormorò Carlotta con una dolcezza disarmante. «È questione di vita o di morte.»
Stesero la coperta di Nadèje al suolo e vi avvolsero la druida, mentre Carlotta le sfregava ancora la crema riscaldante sulle gambe e sui piedi gelidi.
Poi, con mani tremanti dal gelo, riuscirono ad accendere un piccolo fuoco. Una fiamma tenue, arancione, un punto di calore nella neve bianca.
Cora emise un sospiro: un lungo sospiro. Le sue labbra, viola fino a poco prima, ripresero un filo di colore.
«Va meglio?» chiese Nadèje.
Cora aprì un occhio. «Sì… un po'.»
Ma proprio in quel momento una raffica violentissima scese dal nulla, un vento tagliente come una lama di ghiaccio.
WHOOOOSH.
La fiamma tremò, si abbassò—
e si spense.
«No, no, no!» Carlotta tentò di ripararla con il corpo, ma fu inutile: il vento seguitò a soffiare, gelido, implacabile.
«Dobbiamo muoverci!» disse Nadèje, già sollevando Cora di peso. «Se restiamo qui congeleremo anche noi.»
Carlotta le fece eco, stringendo forte la falena bianca e nera che si era rifugiata sulla sua spalla. «Un riparo, qualsiasi cosa. Una grotta, una tana, un tronco cavo. Dobbiamo trovarlo subito.»
La neve riprese a cadere, fitta, spessa. Il vento ululava tra i rami come un animale ferito.
E con Cora semicosciente tra le braccia, le due neo-sposine si addentrarono nel bosco invernale alla cieca, alla ricerca disperata di un riparo prima che il gelo facesse la sua scelta su di loro

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