Passa ai contenuti principali

Loner Household Vol 2 Cap VII - Primavera, sessione 10





Nadèje e Carlotta arrivano a Biancogradino Nuova dopo il primo vero disgelo.

La neve è ormai ridotta a chiazze sporche ai bordi delle strade, e il terreno è un misto di fango e pietra levigata.

La città-caserma è imponente:

Biancogradino Nuova è costruita dentro l’ultimo gradino della grande scala che scende dal Portico al Giardino. Tutto è geometrico, rigoroso, funzionale. Nessuna concessione alla solita grazia delle città Fae.

Appena varcano l’ingresso, vengono fermate da una pattuglia del Grande Esercito Imperiale.

Uniformi impeccabili, elmetti lucidi, lance da cocktail splendenti, sguardi diffidenti.

«Motivo della vostra presenza a Biancogradino Nuova?» chiede un sergente, senza ostilità ma senza calore.

Carlotta deglutisce.

È Nadèje a parlare per entrambe.

«Siamo qui per verificare una notizia. Ci risulta che Diego Delgado sia stato arrestato.

È il padre della mia compagna.»

Il nome produce un effetto immediato.

Il sergente si irrigidisce appena, poi annuisce.

«Confermo. Diego Delgado è attualmente detenuto.»

Poi guarda meglio Nadèje.

Non nota i suoi abiti o la sua lancetta, ma il suo volto.

Gli occhi gli si stringono di un millimetro.

«Un momento…»

Fa un passo avanti, la osserva con attenzione.

«Siete mademoiselle Nadèje de Morangiasse?»

Nadèje non nega.

"Madame in realtà. Sono sposata" Fa un cenno con la testa in direzione di Carlotta

Il sergente alza un sopracciglio ma si mette immediatamente sull’attenti.

«Siete la figlia del generale Bertrand de Morangiasse.

Seguitemi. La Gran Capitana du Lampe vorrà vedervi.»

Carlotta sente il cuore salire in gola.

Non si aspettava un’accelerazione simile.

Non così in fretta.

La Gran Capitana delle Schiene Dorate

L’ufficio della Gran Capitana Generale delle Schiene Dorate è scavato direttamente nel mattone del gradino. Le pareti sono lisce, nude, decorate solo da mappe militari e stendardi.

Quando entrano, il tempo sembra rallentare.

Dietro la scrivania si alza una figura statuaria.

Una Fata alta, slanciata, dai corti capelli blu e gli occhi color zaffiro chiaro.

Indossa un’uniforme bianca impeccabile, decorata dagli alamari e dai gradi dorati che segnano il rango più alto del Grande Esercito Imperiale.

È Valentine Du Lampe, la Gran Capitana delle Schiene Dorate, comandante in capo delle forze del Reame nel Giardino.

Il suo sguardo è calmo, lucido, affilato come vetro ben levigato.

Non ostile.

Ma assolutamente consapevole del proprio potere.

Per un istante, Nadèje e Carlotta restano entrambe intimidite e affascinate.

Carlotta abbassa lo sguardo per un secondo.

Nadèje, invece, sostiene quello della generale, sentendo addosso il peso del cognome che porta.

«Nadèje de Morangiasse,» dice Valentine con voce ferma, «e tu devi essere Carlotta Delgado.»

Non è una domanda.

«Siete qui per Diego Delgado,» continua la Gran Capitana.

«Sedetevi. Quello che vi dirò non è materia da corridoio.»

Le due ragazze obbediscono.

E capiscono entrambe, nello stesso istante, che la verità sull’arresto di Diego Delgado sarà molto più complessa — e pericolosa — di quanto immaginassero.


Le accuse contro Diego Delgado


Valentine Du Lampe rimane in piedi per qualche istante, osservando le due ragazze come si studia una mappa prima di una manovra difficile. Poi torna a sedersi, intrecciando le dita sul piano della scrivania.


«Vi dirò ciò che *è ufficiale*.

E poi, se necessario, ciò che *non lo è*.»


Fa un cenno a un attendente, che posa sul tavolo una cartellina sottile, sigillata con ceralacca imperiale. La generale la apre.


«Diego Delgado è stato arrestato cinque giorni fa, poco fuori dal perimetro orientale di Biancogradino Nuova.

Era in compagnia di un Boggart dei Calcaratti, appartenente alla cavalleria d’élite del Focolare.»


Carlotta sussulta impercettibilmente.


Valentine prosegue, impassibile.


«Il Boggart è stato trovato morto, colpito da un proiettile a corta distanza.

L’arma non è stata recuperata.

Il ratto bianco che lo accompagnava — una cavalcatura militare — è fuggito.»


Carlotta sente un brivido gelarle la schiena.

Un ratto bianco.

*Quello che le ha seguite fino a Ponteramo.*


«Delgado è stato trovato inermi, senza armi addosso,» continua la Gran Capitana, «ma in possesso di una lettera confidenziale, indirizzata a una certa Catherine Pennyworth.»


Nadèje alza appena il sopracciglio.


«Una civile?» chiede.


«Una figura… borderline,» risponde Valentine.

«Contatti, favori, informazioni. Nulla che giustifichi un’esecuzione, ma abbastanza da destare interesse.»


La generale inclina leggermente la testa.


«Delgado sostiene di essere innocente.

Dice che il Boggart è stato colpito da qualcun altro.

Che lui ha solo tentato di prestare soccorso.»


Carlotta stringe le mani sulle ginocchia.


«Mio padre non avrebbe mai—»


Valentine alza una mano, fermandola senza durezza.


«Capisco cosa *credi*.

Io vi sto dicendo cosa *risulta*.»


Fa scorrere un foglio.


«Il problema è questo:

il Boggart era un ufficiale del Focolare in missione non dichiarata.

La sua morte è automaticamente classificata come atto ostile contro il Focolare. Io ho autorità solo per quanto riguarda il Grande esercito Imperiale e i territori controllati da esso, in cui è stato arrestato Diego Delgado. Però non lo posso processare: lo dovrò trattenere finchè arriveranno le autorità di Wallford che ne hanno chiesto l'estradizione. Intendono processarlo per ominicidio e attentato alle forze armate.  


Silenzio.


«La pena prevista,» conclude Valentine, «è l’impiccagione.»


Carlotta impallidisce.


---


***Le incongruenze


Dopo qualche secondo, Valentine riprende a parlare, con un tono appena diverso.

Più basso.

Più personale.


«Ora veniamo a ciò che *non torna*.»


Chiude la cartellina.


«Primo:

Diego Delgado è noto come contrabbandiere minore, sì — ma non come assassino.

Non ha precedenti di violenza.»


«Secondo:

il colpo che ha ucciso il Boggart è stato sparato con estrema precisione.

Un tiro da professionista.»


Nadèje sente una fitta familiare dietro la nuca.

Quel tipo di precisione.


«Terzo,» continua Valentine, «la lettera per Catherine Pennyworth…

non è mai arrivata.

Ed era *importante*.»


La generale incrocia finalmente lo sguardo di Nadèje.


«Abbastanza importante da giustificare un’eliminazione mirata.»


Carlotta trova il coraggio di parlare.


«State dicendo che qualcuno voleva uccidere quel soldato.

E che mio padre… era solo lì per caso.»


Valentine non risponde subito.

Poi:


«Sto dicendo che Diego Delgado è un testimone scomodo.

O un capro espiatorio molto conveniente.»


Si alza.


«Ufficialmente, il processo sarà rapido.

Troppo rapido.»


Poi, con una pausa studiata:


«Ufficiosamente…

potrebbe esserci margine per un’altra verità.»


---

*** Una proposta non detta


Valentine Du Lampe si ferma davanti alla finestra scavata nel mattone, da cui si vede il Portico in lontananza.


«Nadèje de Morangiasse,» dice senza voltarsi, «sei figlia di un generale che ha servito il Reame con onore.

E Carlotta Delgado è figlia di un uomo che potrebbe morire per un crimine che non ha commesso.»


Si gira.


«Io non posso annullare un’accusa di un altra nazione, per di più alleata nella guerra contro la Corte del Seelie.

Ma posso ritardarne il percorso.

E posso autorizzare… ulteriori indagini.»


Silenzio teso.


«Se esiste una verità diversa,» conclude Valentine, «dovrà emergere in fretta.»


Lo sguardo della generale si fa duro.


«E se decidete di cercarla…

non sarete ufficialmente sotto la mia protezione.»


Poi un’ombra di rispetto.


«Ma non sarete nemmeno sole.»


---


***Diego Delgado


Valentine Du Lampe ascolta in silenzio le domande delle due ragazze.

Poi annuisce una sola volta.


«La lettera è stata ritrovata, quasi totalmente bruciata e illeggibile» dice.


Nadèje registra il dettaglio come una ferita sottile:

*chiunque abbia distrutto quella lettera ha vinto il primo round.*


Carlotta non riesce più a trattenersi.


«Per favore...Voglio vedere mio padre.»


La Gran Capitana la guarda a lungo.

Poi fa un cenno deciso.


«Avete mezz’ora.

Sotto sorveglianza.»


---


*** Le celle di Biancogradino Nuova


Il corridoio delle celle è freddo, scavato direttamente nella pietra del gradino.

L’aria sa di ferro e umidità.


Diego Delgado è seduto su una branda, le mani libere ma segnate dalle corde.

I capelli ancora neri sono spettinati, la barba incolta, ma gli occhi sono gli stessi che Carlotta ricorda da bambina: vivi, intelligenti, ironici anche nella stanchezza. 





Quando la vede, resta immobile per un secondo.

Poi sorride piano.


«Carlottina…

avrei preferito rivederti a teatro.»


Lei corre da lui, lo abbraccia come può attraverso le sbarre.


«Papà… dimmi che non è vero.»


Diego chiude gli occhi per un istante.


«Non ho ucciso nessuno.»


Nadèje fa un passo avanti.

Lo sguardo fermo, diretto.


«Diego Delgado,» dice, «te lo chiedo senza giri di parole.

Sei davvero innocente?»


Diego la guarda.

La studia.

Capisce subito chi è.


«La figlia del generale,» mormora.

Poi annuisce.


«Sì.

Sono innocente.»


Silenzio.


«E se è così,» continua Nadèje, «chi poteva volerti morto o incastrato?»


Diego inspira profondamente.


«Non me,» risponde.

«Lui.»


«Il Boggart?» chiede Carlotta.


«L’ufficiale,» conferma Diego.

«Non era un soldato qualunque.

Stava portando informazioni.

E qualcuno non voleva che arrivassero a destinazione.»


Nadèje incrocia le braccia.


«E tu cosa c’entravi?»


Diego sorride amaramente.


«Io ero il corriere di riserva.

Se qualcosa fosse andato storto, avrei dovuto portare io la lettera.»


Carlotta sente il cuore stringersi.


«E non lo sapevi?» chiede.


«Sapevo che era pericoloso,» dice Diego.

«Non sapevo *quanto*.»


Fa una pausa.


«Non sapevo nemmeno quali fossero queste informazioni. Lettera sigillata, che così doveva restare. 

Ci hanno teso un’imboscata.

Un solo colpo.

Pulito.»


Nadèje stringe la mascella.


«Chi ha sparato?»


Diego scuote la testa.


«Non l’ho visto.

Ma so una cosa.»


Si avvicina alle sbarre.


«Non era un contrabbandiere.

E non era un soldato comune.»


Poi abbassa la voce.


«Era qualcuno che sapeva esattamente dove e quando colpire.

E qualcuno che voleva che *io* restassi vivo.»


Carlotta lo guarda, sconvolta.


«Perché lasciarti vivo?»


Diego la guarda negli occhi.


«Perché un colpevole serve più di un morto.»


---


***Una verità scomoda


Le guardie bussano.

Il tempo è finito.


Prima che se ne vadano, Diego afferra la mano di Carlotta.


«Ascoltami,» le dice.

«Se incontrate l'omino che ha sparato... state attente, quello è un assassino nato.»


Poi guarda Nadèje.


«E tu,» aggiunge piano, «dì a tuo padre che questa storia…

non è solo sporca.

È *profondamente politica*.»


Le guardie le allontanano.


---


Quando escono dalle celle, Nadèje sente il peso della scelta davanti a loro.


Ora sanno che:


* Diego è innocente

* il Boggart trasportava informazioni segrete

* la lettera è stata distrutta

* qualcuno ha orchestrato un omicidio mirato

* Diego è stato lasciato vivo *di proposito*


***Una verità detta dietro le sbarre**


Prima che le guardie le separino definitivamente, Carlotta trattiene la mano del padre ancora un istante.


«Papà…»

La voce le trema appena.

«C’è una cosa che devi sapere.»


Diego la guarda, curioso.


«Io e Nadèje… ci siamo sposate.»


Per un battito di cuore Diego resta immobile.

Poi scoppia in una risata sommessa, incredula, che gli scioglie il volto stanco.


«Davvero?»

Guarda Nadèje con attenzione nuova.

La misura.

La pesa.


Poi annuisce lentamente.


«Hai scelto bene, Carlottina mia.

Una giovane donna forte.

E anche molto bella.»


Sorride, con quell’aria affettuosa e teatrale che Carlotta conosce fin troppo bene.


«Anche se, permettimi di dirlo,» aggiunge, «mia figlia resta la più bella di tutte.»


Nadèje ricambia il sorriso.


«Su questo siamo d’accordo,» dice.


Le guardie intervengono, ma Diego ha già ritrovato un po' di qualcosa che gli avevano tolto:

la serenità.


---


**Indagare senza essere viste**


Fuori dalle celle, Nadèje e Carlotta si guardano.

Non serve parlare.


Devono indagare.

Non possono farlo da ufficialmente, ma in questo sono esperte.


Lo faranno a modo loro.


Quella sera stessa si presentano in una piccola birreria ai margini della zona militare, un locale basso e caldo, sempre pieno di soldati fuori servizio. 

Cantano.

Danzano.

Un numero allegro, a tratti un po’ malinconico, abbastanza brillante da attirare l’attenzione ma non sospetti.


Il pubblico gradisce.

Boccali alzati.

Applausi.

Risate.


E poi, come sempre accade, **le lingue si sciolgono**.


Qualcuno parla dell’arresto.

Qualcuno abbassa la voce.

Qualcuno dice: «Una brutta storia.»


Alla fine, un soldato Boggart un po’ alticcio si sporge verso di loro.


«Sapete qual è la cosa strana?»

Ride piano.

«I testimoni.»


Carlotta finge disinteresse.


«Quali testimoni?»


«Ce n’erano due,» interviene una Fata soldatessa appoggiata al banco.

«Un **soldato Fae** del Grande Esercito Imperiale… e un **Boggart degli ausiliari del Focolare**.»


Nadèje sente una fitta.


«E hanno testimoniato?» chiede.


Il soldato scuote la testa.


«No. Ma lo faranno altrove. Sono stati trasferiti.»


«Trasferiti dove?» domanda Carlotta.


La soldatessa con l'uniforme delle Sentinelle fa un mezzo sorriso storto.


«In Casa

Entrambi.

Il giorno dopo.»


Silenzio.


Troppo ordinato.

Troppo veloce.

Troppo conveniente.


Nadèje e Carlotta si scambiano uno sguardo che vale più di mille parole.


---


**Catene di comando**


Quando Nadèje e Carlotta tornano da **Valentine Du Lampe**, la Gran Capitana le accoglie senza sorpresa.

È come se si aspettasse quella domanda.


«Avete scoperto dei testimoni,» dice, prima ancora che parlino.


Nadèje annuisce.


«Un Boggart degli ausiliari del Focolare e un soldato Fae.

Entrambi trasferiti.

Volevamo sapere perché.»


Valentine inspira lentamente, poi risponde con una precisione che non ammette repliche.


«Il **Boggart** è stato **richiamato in Casa** direttamente dallo **Stato Maggiore del Focolare**.

Ordine firmato.

Non negoziabile.»


Poi inclina appena il capo.


«Il **soldato Fae**, invece, è stato requisito dalla **Procura Imperiale di Astravya**.

Anche quello un ordine superiore.»


Carlotta sgrana gli occhi.


«E voi… li avete lasciati andare?»


Per un attimo, negli occhi di Valentine passa qualcosa di simile alla stanchezza.


«Io sono comandante in capo delle forze del Reame **nel Giardino**,» dice.

«Non di quelle nella Casa.

«Non di quelle del Focolare.

E non della Procura Imperiale.»


Una pausa.


«Ho dovuto lasciarli andare.»


Nadèje stringe i pugni.


«E sono stati *loro* ad accusare Diego.»


Valentine annuisce.


«Sì.

Sono gli **unici due testimoni ufficiali**. Le loro deposizioni coincidono.»


Carlotta sente il gelo salire lungo la schiena.


«Allora è chiaro,» dice.

«Qualcuno li ha messi al sicuro.»


Valentine non la corregge.


«O qualcuno ha voluto **controllare il racconto**.»


Si alza dalla scrivania.


«Capite ora perché questa faccenda è più grande di Biancogradino Nuova?»

La sua voce è ferma, ma c’è rabbia trattenuta sotto la superficie.


«Abbiamo:

– un morto del Focolare,

– un contrabbandiere vivo e accusato,

– una lettera sensibile consegnata,

– due testimoni sottratti alla giurisdizione locale.»


Nadèje incrocia lo sguardo della generale.


«E una verità che nessuno vuole più qui.»


Valentine sorride appena.

Un sorriso senza allegria.


«Esatto.»


---


**Una giustizia imperfetta**



Poi guarda Nadèje con intensità.


«Se volete salvarlo, non basterà dimostrare che *mentono*.

Dovrete dimostrare **perché** mentono.»


---







**Il bagliore**


Il mattino dopo, Nadèje e Carlotta lasciano Biancogradino Nuova prima che la città si svegli del tutto.

Hanno equipaggiamento leggero, mantelli stretti, e una decisione ormai presa:

**tornare in Casa**.

Devono parlare con i due testimoni.


Il Portico le accoglie con il suo silenzio alto e sospeso.

La luce del sole mattutino scivola sulle assi, e i fiori arancioni spuntati tra le fessure ondeggiano piano nella brezza, le api volano tra le loro corolle per suggerne il nettare.


Troppo piano.


Tiro: **Dado Chance 5 – Dado Rischio 1. SÌ.**


Nadèje sente qualcosa *prima ancora di vederlo*.

Un istinto antico, allenato da battaglie e imboscate.


Poi lo nota:

**un bagliore breve**, un lampo di sole riflesso su qualcosa di metallico, nascosto tra i fiori.


«A terra!» urla.


Nadèje afferra Carlotta e la trascina giù **un istante prima** che il colpo esploda.


**BOOM.**


Il proiettile fischia sopra le loro teste e si schianta contro la pietra del Portico, scheggiandola.

I fiori tremano.

Gli insetti fuggono.


Carlotta resta senza fiato.


«Un… moschetto…» riesce a dire.


Nadèje è già in piedi.


La **lancetta** è sguainata in un gesto fluido, familiare.

I suoi occhi hanno già individuato il punto da cui è partito lo sparo.


«Resta bassa!» ordina.


E poi **parte di corsa**, scattando tra le assi del Portico, sfruttando ogni colonna, ogni ombra, mentre il cecchino deve ricaricare.


Il gioco è iniziato.


---



---


**Funghi contro piombo**


Il cecchino emerge finalmente dal riparo dei fiori.


È un **Boggart**, grosso, barbuto, con il viso segnato dal vento e dalla polvere da sparo.

Gli occhi piccoli e duri riconoscono subito Nadèje che gli corre incontro.


Non arretra.


Con un ringhio basso, lascia cadere il moschetto e **sfodera una pepperbox a sei canne**.

Un’arma da distanza ravvicinata.

Un’arma per chi non ha intenzione di fuggire.


Nadèje rallenta di un mezzo passo.

Capisce che quello davanti a lei **non è un sicario improvvisato**.


Dietro di lei, Carlotta non urla.

Non scappa.


Pesca invece qualcosa dalla borsa:

una **piccola fiala di vetro opalescente**, sigillata con cera verde.


Un trucco del **Canneto**.


«Nadèje spostati!» grida.


E lancia.


Tiro: **Dado Chance 4 – Dado Rischio 1. SÌ.**


La fiala atterra **ai piedi del Boggart** e si frantuma.


Per un istante non succede nulla.


Poi la terra **esplode di vita**.


Una massa di **funghi pallidi e carnosi** cresce all’improvviso, in pochi battiti di cuore, intrecciandosi come una barriera viva. Cappelli spugnosi, gambi elastici, micelio che si espande a vista d’occhio.


Il Boggart impreca e spara.


**BAM! BAM! BAM!**


Le pallottole si conficcano nei funghi, che assorbono l’impatto lacerandosi, ma non cedendo. Alcuni cappelli esplodono in nuvole di spore, altri si ricompattano, rallentando ulteriormente il tiratore.


Nadèje sfrutta l’attimo.


Scivola di lato, la lancetta pronta, il volto teso in un mezzo sorriso feroce.


Carlotta resta senza fiato, incredula…

poi capisce.


*Ha funzionato.*


La barriera di funghi sta **proteggendo sua moglie**.


E il Boggart, ora intrappolato dietro quella crescita innaturale, **non ha più il controllo della distanza**.


---



---


**Scribacchino: Corpo a corpo sul Portico**


Il Boggart barbuto è intrappolato dai funghi.

La sua pepperbox a sei canne spara inutilmente contro la barriera spugnosa, e il suo respiro diventa pesante, rabbioso.


Nadèje, senza esitazione, chiude la distanza.

Ogni passo è calcolato, ogni muscolo pronto.

Il cuore le batte, ma la concentrazione è totale.


Tiro: **con vantaggio – Dadi Chance 1 e 6, Dado Rischio 2. SÌ!**


Con un gesto fluido e deciso, abbatte di piatto la lancettasul  polso del Boggart e  l’arma cade dalla sua mano**.

Nadèje sfrutta il momento di stordimento dell'avversario e gli sferra un calcio dietro il ginocchio, spingendolo verso terra, ra i funghi che lo immobilizzano ulteriormente.


Il Boggart è disarmato e inoffensivo.

Può insultarle, ringhiare, agitarsi, ma ormai non può più colpire né ostacolare le ragazze.


Carlotta, fiato sospeso, si avvicina a Nadèje.


«Sei incredibile,» sussurra.


Nadèje le sorride, respirando a pieni polmoni, mentre osserva l’avversario bloccato tra i funghi.

«E adesso,» dice con calma ferma, «dobbiamo capire chi ti ha mandato… e perché.»


---


Il Boggart è catturato, ma il mistero rimane.

Ora il vero gioco di indagine può cominciare: chi c’era dietro l’agguato?

E come collegarlo agli accusatori  di Diego Delgado?



### **Scribacchino: La confessione sul Portico**


Il Boggart barbuto è legato, immobilizzato tra i funghi che ancora crescono a spirale intorno a lui.

Sputa parole in **Focolarino**, parole dure e oscure, insulti che rimbombano sul Portico.

Non vuole parlare, non vuole collaborare.


Carlotta si ferma per un istante, osservandolo.

Poi prende una decisione: non ha tempo da perdere con la rabbia cieca.


«Ascolta bene,» dice, con la voce fredda e ferma.

«Sono la figlia di Diego Delgado.

E se non mi dici chi ti ha mandato…»

estrae una piccola pistola, puntandogliela addosso.

«…posso assicurarti che questo finirà molto male per te.»


Il Boggart la guarda, gli occhi pieni di sfida, ma qualcosa cambia.

I suoi muscoli si tendono.

La minaccia è reale.


Un silenzio pesante cala sul Portico.


Poi, con un rantolo, confessa:


«Sì… l’ho fatto,» ammette, la voce roca.

«Sono stato io ad uccidere Jonas Frost.

Ma non per mia iniziativa!

L’ordine… l’ordine viene dal **colonnello Russell**, dell’esercito del Focolare.»


Carlotta e Nadèje si scambiano uno sguardo.


«Perché?» chiede Nadèje.


Il Boggart scrolla le spalle, rassegnato.

«Non lo so… forse qualcosa che riguarda Grassgow il Rovinghamshire, Frost arrivava da lì.Ma sicuramente  sapeva qualcosa di scomodo, informazioni che non dovevano uscire.

Io dovevo solo colpire… e far ricadere la colpa su qualcun altro.»


Carlotta stringe le mani sulle corde che trattengono l’uomo.

Il suo cuore batte forte, ma la decisione è chiara.


«Allora non ci resta che portarti a **Biancogradino Nuova**,» dice.

«Devi confessare lì.

Solo così mio padre sarà scagionato.»


Nadèje annuisce, già pronta a muoversi.

Il sole mattutino del Portico brilla sui fiori arancioni.

Le ragazze, con il Boggart catturato, iniziano la discesa verso la città-caserma, pronte a far trionfare la verità.




Scribacchino: La liberazione di Diego Delgado

Arrivate a Biancogradino Nuova, Nadèje e Carlotta conducono il Boggart legato davanti all’ufficio di Valentine Du Lampe.
La generale le osserva entrare, immobile e severa come sempre.

Carlotta prende un respiro e racconta tutto: la minaccia sul Portico, la confessione del Boggart, il coinvolgimento del colonnello Russell.
Nadèje annuisce, sottolineando la necessità di scagionare Diego prima che sia troppo tardi.

Valentine Du Lampe ascolta, impassibile. Poi, dopo qualche istante di silenzio pesante, prende la parola:

«Bene. La confessione è valida.
Diego Delgado sarà rilasciato immediatamente


Diego, che non ha mai perso la calma nemmeno nei momenti più bui, resta un attimo incredulo.
Poi corre verso sua figlia.
Carlotta lo abbraccia, e le lacrime di gioia gli rigano il volto.

«Papà!» dice, la voce tremante.
«Sei libero.»

Diego la stringe forte, respirando a pieni polmoni.
«Sì… e devo ringraziare voi due,» sussurra. «Siete incredibili.»

Valentine prende nota di tutto, scrive qualche riga e aggiunge, con tono calmo ma fermo:

«Farò pervenire notizia di questa confessione alle autorità di Astravya e Wallford.
Ma sappiate che nel Focolare c'è corruzione ad alti livelli.
Non tutti i responsabili verranno puniti.»

Nadèje e Carlotta si scambiano uno sguardo, consapevoli che la battaglia più grande è appena iniziata, anche se Diego è salvo.


Nuove mete e piani di viaggio

Diego sorride, gli occhi che brillano di entusiasmo:
«Credo che la Cittadella sarà perfetta per me.
Lì il canto e la poesia… beh, sono apprezzati.»

Carlotta ride, lanciando uno sguardo a Nadèje.

«Allora papà,» dice, scherzando ma con un tono deciso, «perché non percorriamo la Strada Madre insieme fino a Finistrada?
Speriamo di incontrare Gwen lungo la via.»

Diego annuisce.
Poi Carlotta non può resistere a una punta di ironia:

«E niente… cerca di non guardare troppo Gwen.
È carina, sì, ma… troppo giovane per te!»

Diego ride, scuotendo la testa, mentre Nadèje ride insieme a loro.
L’aria è piena di primavera, di fiori arancioni, di un vento fresco che annuncia nuove strade e nuovi incontri.

Le loro avventure non sono finite, ma per ora, la verità ha vinto, e la famiglia è riunita.




### **Sulla Strada Madre verso Finistrada**


La **Strada Madre** si stende davanti a loro, lunga e maestosa, come un nastro di pietre bianche e terra che attraversa il Giardino Davanti.

La primavera è ormai evidente: l’aria è fresca ma non fredda, i fiori spuntano tra le assi di legno e lungo i margini erbosi, e il cielo è limpido, senza nuvole minacciose, gli insetti ronzano in giro.


Carlotta, Nadèje e Diego camminano insieme, passo dopo passo, ridendo di qualche piccolo episodio del viaggio o delle battute di Carlotta.

Le giornate scorrono tranquille, intervallate dal canto degli uccelli e dal fruscio del vento tra gli alberi lungo la strada.


Il pensiero di Gwen è costante nelle loro menti.

Carlotta, in particolare, non riesce a trattenere la curiosità: come sarà ora Gwen dopo l’inverno trascorso alla Cittadella?


Tiro: **3 → le intemperie non si presentano.**

La strada è sicura, senza fango né pioggia, e i passi delle ragazze e di Diego sono leggeri.


---


### **L’arrivo a Finistrada**


Finalmente, dalle ultime curve della Strada Madre, spunta Finistrada, piccola ma vivace cittadina di mercato.

Il sole illumina le case dai tetti colorati e le vie brulicano di mercanti, viaggiatori e bambini che corrono tra le bancarelle.


E là, tra la folla, Nadèje e Carlotta scorgono **Gwen**.

Il cuore di tutte tre si stringe in un attimo di emozione.


«Gwen!» grida Nadèje, correndo verso di lei.


Gwen volta lo sguardo e i suoi occhi si illuminano di gioia.

«Carlotta! Nadèje!» esclama, lasciando cadere borse e mantello per correre incontro a loro.


Le tre si abbracciano forte, un abbraccio che scioglie la tensione di mesi di separazione, di preoccupazioni, di battaglie e scoperte.


Diego sorride, osservando la scena, sentendo la gioia delle ragazze.

«E così,» dice piano, «la famiglia è finalmente riunita… almeno per ora.»


Nadèje lo guarda e annuisce.

Carlotta sorride tra le lacrime e scherza:

«Gwen, ora sei ufficialmente sotto la mia protezione!»


Gwen ride, felice di ritrovare le amiche.

Il sole splende alto sopra Finistrada, e l’aria fresca di primavera porta con sé la promessa di nuove avventure, piani e alleanze.





### **Vino di tarassaco e confidenze**


Il sole calava dolcemente su Finistrada, tingendo le case di arancio e oro.

Le ragazze e Diego si erano sistemati in una piccola locanda, al tavolo vicino alla finestra, con un bicchiere ciascuno di vino di tarassaco fresco, profumato e leggermente dolce.


Gwen sospira e porta il bicchiere alle labbra.

«Allora… devo raccontarvi un po’ di cose,» dice, guardando Nadèje e Carlotta con occhi sinceri.


Racconta prima di **Naoko**: la relazione nata con delicatezza, che però si è interrotta quasi subito.

Non è stata colpa di nessuna, spiega Gwen, ma la Shinigami si era presa una cotta per un bel poeta, e questo aveva fato finire la loro storia quasi ancora prima di cominciare.

Carlotta ascolta in silenzio, mentre Nadèje annuisce comprensiva.


Poi Gwen parla di Ponteramo, di come aveva avuto la possibilità di visitarla, scoprendo angoli nascosti e incontrando un vecchio druido Fae di nome Pamphilos.

Racconta degli omini che ha incontrato nella cittadina:

un bel violinista che suona come se la musica potesse cambiare il mondo,

un’avvenente duellante Sluagh che la osservava con occhi attenti,

e altri personaggi pittoreschi che popolano i rami e le radici della città sospesa.


Ma nonostante la magia e le stranezze, il druido non è riuscito a darle una risposta completa:

«Non sa cosa intendesse davvero il Serpente della Luna… né cosa fosse la cosa di cui avevo bisogno,» dice Gwen, scuotendo la testa con un sorriso leggermente amaro.


Forse, riflette, è stato sufficiente che fosse riuscita a far avere **notizia della “notte di tempesta”** all’imperatrice Titania e alla Zarina Arcadia.

Eppure, una piccola inquietudine resta: sente che **c’è ancora qualcosa da fare**, ma non sa cosa.


Carlotta e Nadèje ascoltano in silenzio, lasciando che le parole di Gwen fluiscano come il vino nei bicchieri.

Il tintinnio dei boccali, i profumi del vino di tarassaco e il caldo del sole primaverile creano un momento sospeso, tra leggerezza e consapevolezza:

**la loro avventura non è finita**, e la strada davanti a loro è ancora piena di misteri e scelte da compiere.



Se vuoi, possiamo continuare subito con **i piani di Gwen, Nadèje e Carlotta a Finistrada**



La proposta

Il vino di tarassaco è quasi finito e la luce fuori dalla finestra si è fatta più morbida.
Per un momento nessuno parla.

Poi Carlotta si schiarisce la voce.

«Io e Nadèje…» dice, cercando le parole giuste, «stavamo pensando di fare una deviazione.»

Nadèje annuisce.

«Vorremmo andare alla Fontana,» aggiunge.
«Ci siamo già state l’anno scorso, ma ora sappiamo che lì vive un erudito che possiede un libro molto raro.»

Gwen solleva lo sguardo, incuriosita.

«Un libro su cosa?»

«Sugli usi matrimoniali dei primi Sprighi dei Liberi Domini,» spiega Carlotta.
«Pare che sia l’unica copia rimasta. Tutte le altre sono andate distrutte nell’incendio della biblioteca di Vascherdam

Gwen sgrana i suoi begli occhi verdi.
«Capisco perché sia importante.»

Nadèje sorride appena.

«Per noi lo è.
E poi la Fontana è…»
cerca una parola.
«Un bel posto. Strano, ma bello.»

Carlotta guarda Gwen con attenzione, senza forzarla.

«Se ti va,» dice, «potresti venire con noi.
Un viaggio tranquillo, senza fretta.
Magari ti aiuta a capire cosa senti di dover ancora fare.»

Gwen resta in silenzio per un attimo, il bicchiere tra le mani.
Ripensa a Naoko, a Pamphilos, al Serpente della Luna, a quella sensazione di incompiuto che non l’ha mai lasciata.

Poi sorride.

«Un bel posto,» ripete.
«E un libro che parla di legami antichi…»

Alza lo sguardo verso di loro.

«Sì.
Vengo volentieri.»

Fuori, Finistrada continua il suo brusio serale.
Dentro, senza proclami né fanfare, nasce la prossima tappa del viaggio.


 **Diario di Nadèje**


Finistrada, 8 marzo 106 S.P; sera


Rivedere Gwen oggi mi ha fatto uno strano effetto al cuore.

È stato come ritrovare una stanza della mia infanzia: familiare, ma cambiata dalla polvere e dal tempo.


Sorride come sempre, con quella sua ironia gentile che sembra tenere insieme le crepe del mondo, ma le si vede negli occhi che qualcosa si è spezzato. Mi dispiace davvero per lei e Naoko. Le avevo osservate nascere come coppia con una tenerezza quasi pudica, e sapere che si sono allontanate così presto mi lascia un senso di incompiuto. Non rabbia, non giudizio—solo dispiacere.

A volte le storie finiscono non perché siano sbagliate, ma perché arrivano troppo presto o nel posto sbagliato.


Carlotta dice che Gwen è forte. È vero.

Ma anche i metalli più resistenti si incrinano se vengono temprati troppo in fretta.


Eppure, stasera, mentre parlavamo della Fontana, ho visto nei suoi occhi qualcosa muoversi di nuovo. Curiosità, forse. O speranza.

Quando ha detto che sarebbe venuta con noi, ho sentito dentro di me una specie di sollievo.


Io, invece, sento crescere l’emozione per questo viaggio.

Da anni desidero vedere la Fontana con i miei occhi: quel mare d’acqua  che si apre come un respiro, le navi che lo solcano lente, le rane che saltano tra le onde come se il mondo fosse un gioco. È uno di quei luoghi che esistono a metà tra il mito e la geografia, e forse per questo mi attirano tanto.


Ma non è solo il luogo.


È il libro.

Quel testo sugli usi matrimoniali dei primi Sprighi dei Liberi Domini potrebbe essere più importante di quanto sembri. I Liberi Domini… una nazione inquieta, rumorosa, in piena rivoluzione industriale ed economica. Le fabbriche, i porti, le nuove leggi, le nuove famiglie. Il luogo dove Carlotta e io ci siamo incontrate.

Se c’è un posto dove un’idea come il matrimonio egualitario può trovare riconoscimento, spazio, persino protezione giuridica, è lì.


Forse non subito.

Ma abbastanza da poter essere difesa.

Sarà che oltre a essere un'artista sono una Duellante, e che tendo a vedere strategie dove altri vedono solo viaggi. Ma credo davvero che capire come gli Sprighi antichi concepivano il legame, la scelta, la reciprocità, possa darci parole nuove—e le parole, a volte, sono armi più affilate delle lame.


Carlotta dorme già. La sento respirare piano.

Ogni volta che penso che siamo sposate mi prende ancora una specie di stupore felice, come se avessimo rubato qualcosa al destino e lui non se ne fosse ancora accorto.


Domani partiremo.

Verso la Fontana, verso risposte che forse non esistono ancora, ma che vale la pena cercare.


E chissà—magari lungo la strada anche Gwen troverà ciò che il Serpente della Luna le ha solo accennato.


Io lo spero.

Per lei.

E un po’ anche per tutte noi.


---




Commenti

Post popolari in questo blog

Vecchio Carnevale Blogghereccio: Il Rosa

 Questo mese il tema del VCB, ospitato da Geecko on the wall è : ROSA. Inteso come fiore , come colore, ecc. Per cui vi presento... Le Incredibili Lenti rosa del Sopramondo  Questo strano oggetto magico assomiglia a un paio di occhiali, con (guardate un po' che strano) le lenti rosa. Se si inforcano i detti occhiali, si vedrà tutto.. in rosa. Non nel senso che si vedrà solo il colore rosa, ma che si vedrà tutto come se fosse il migliore dei mondi possibili. Ciò significa che non si vedranno trappole e pericoli per ciò che sono, ma d'altra parte, finché si portano le lenti, nessuna vista potrà causare paura, confusione, disperazione o altre emozioni negative. Inoltre, anche persone, luoghi e situazioni appariranno sempre stupende e ottime, per cui mentre si portano le lenti sarà possibile dedicarsi con piacere anche a compiti in realtà sgradevoli, che però verranno percepiti come soavi, sempre se si riesce a dimenticare che è tutta un'illusione.. L'oggetto è palesemente...

Vecchio Carnevale Blogghereccio di novembre : le lingue.

Eccomi di ritorno al Vecchio Carnevale Blogghereccio,  dopo una lunga assenza,  dovuta più che altro alla mancanza di idee relative agli argomenti proposti. Per cui ne ho tirato fuori dal baule  uno io: le lingue, a mio parere sottoutilizzate e sottovalutate nel GDR in genere. Parliamo per comunicare i nostri bisogni,  trasmettere il sapere e soprattutto per dire un sacco di stupidaggini,  per cui sbizzarritevi, dalle torri di Babele da saccheggiare alle lingue di allineamento (magari riuscite a cavar fuori qualcosa di divertente e sensato da queste ultime! ).Per partecipare a questo mese del Vecchio Carnevale basta scrivere un qualunque post di blog a tema Lingue (interpretate il termine a vostro piacimento) e inoltrarlo al mio contatto al gruppo: t.me/vecchiocarnevaleblogghereccio Buon novembre gidierristico e linguistico a tutt3! 

The Exologists - recensione senza spoiler

The Exologist è un romanzo di Josiah Bancroft, già autore di I libri di Babele , la serie che inizia con L'ascesa di Senli n . È un romanzo fantasy che presenta un'ambientazione industrializzata, simile a un periodo che nel nostro mondo potremmo collocare tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Per ora non è stato ancora tradotto in Italiano. Si tratta di un mondo fantastico, che si caratterizza per una forte industrializzazione e una tecnologia simile a quella che esisteva nel mondo reale all'inizio del Novecento e ha persino uno stile di vestiario molto simile. I protagonisti di questo romanzo sono i due coniugi Wilby: Isobel Ann Always, detta Iz, e Warren (qui qualcuno avrà già riconosciuto il gioco di parole nel nome Iz Ann Always Wilby). Wilby è il cognome di Isobel e, con un'iniziativa inconsueta anche per questo mondo fantastico, è stato il cognome adottato per entrambi i coniugi. Di solito, come avviene anche in diversi paesi del mondo reale...