Il Serpente della Luna
La sera prima della partenza
Il villaggetto è quieto, immerso in una luce color bronzo che sfuma lentamente nel blu della notte. Le lanterne a olio vengono accese ad una ad una dagli abitanti, tremolanti come lucciole incantate. Davanti alla loro piccola stanza da ospiti, Nadèje, Carlotta, Gwen e Naoko cenano sedute su un tappeto intrecciato, con una teiera calda al centro e piatti semplici: semi di gramigna bolliti, alghe croccanti e qualche fetta di castagna bollita.
Carlotta e Nadèje
Nadèje si avvicina a Carlotta, sfiorandole la mano. L'avventura nel Lontano è un ricordo ancora vivo, e le dita di Carlotta ora accarezzano la pelle del braccio di Nadèje come a dire "questa volta non ti perderò di vista."
Nadèje osserva Gwen e Naoko con un sorriso lento, quasi sorpreso.
«Mi pare che qualcuno stia… come si dice… sbocciando?» mormora piano alla sua amata, in Slughan.
Carlotta soffoca una risatina lieve contro la spalla di Nadèje:
«Direi che sì… qualcuno qui ha un bel rossore sulle guance.»
Gwen e Naoko
Gwen, ignara del commento, sta insegnando a Naoko come si pronuncia una parola in Domestico — malissimo.
«No, non te-a-trò…la pronuncia corretta è te-à-tro,» insiste Gwen, gesticolando.
Naoko replica imitandola: «Te… a… tro?»
«Quasi! Meglio della mia pronuncia in Shigo, comunque.»
Naoko ride, e quando ride, ride davvero: si piega tutta in avanti, con gli occhi stretti e felici. Gwen la guarda come se il mondo fosse appena diventato più luminoso.
Naoko poi si ricompone , e con una timidezza disarmante dice:
«Gwen… quando saremo alla Porta della Luna… se qualcosa dovesse andare storto… io…»
Gwen si irrigidisce un istante, poi posa una mano sopra la sua.
È un gesto semplice, ma ha il peso di tutto un viaggio insieme.
«Andrà bene. Ne sono certa. Anche se avrò di nuovo un pesce gigante alle calcagna.»
Naoko ride, ma poi si fa rosata in volto.
«Io… sono contenta di averti incontrata.»
Gwen si schiarisce la voce, completamente rossa:
«Anch’io… …ehm… moltissimo.»
Le due coppie
Nadèje e Carlotta osservano la scena con affetto.
Nadèje mormora sottovoce:
«Non avrei mai pensato che Gwen potesse… insomma, dopo tutto quello che ha sofferto…»
Carlotta stringe un po’ la mano a Nadèje:
«L’amore trova sempre una strada. Anche tra le ombre del Canneto.»
Nadèje si appoggia alla sua spalla:
«Tu ne sai qualcosa…»
Carlotta sorride di quel sorriso che è per Nadèje e per nessun altro.
La notte avanza
Bevono il tè che si è ormai raffreddato, parlano a bassa voce dei giorni a venire, dei misteri della Porta della Luna. Le lanterne tremolano, portando ombre viola e oro sui volti delle quattro.
Per un momento — un istante sospeso nelle stagioni del Giardino — non c’è paura.
Solo un piccolo cerchio di calore, quattro ragazze che si sono trovate in un modo impossibile, con un filo invisibile che le lega, forte come un voto antico.
Domani partiranno.
Ma stanotte sono al sicuro.
Sono insieme.
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| Carlotta in Autunno |
🌙 Il cammino all’alba verso la Porta della Luna
Si misero in cammino quando il cielo aveva appena iniziato a schiarirsi, sotto un’alba color pesca e indaco che sfumava dolcemente dietro le erbe alte L’aria profumava di foglie bagnate e del primo vento fresco d’autunno, e il sentiero che portava alla Porta della Luna — un laghetto nascosto tra la vegetazione — sembrava quasi sospeso in un silenzio rituale.
Naoko guidava il gruppo con il passo sicuro di chi conosce quei luoghi fin dall’infanzia. Gwen, con la gamba ormai guarita, camminava un po' più lentamente ma senza lamentarsi; Carlotta e Nadèje procedevano vicine, con le mani che si sfioravano appena, come un filo che le tenesse unite.
«Se continuiamo così, arriveremo prima di mezzogiorno,» disse Naoko con un filo d’orgoglio.
Ma pochi minuti dopo, tutto cambiò.
La Nebbia
Una coltre di nebbia grigia e spessa iniziò a formarsi tra le erbe alte. Dapprima fu solo una carezza sulle caviglie, poi un velo sulle ginocchia, poi… come una marea lenta ma inesorabile, si alzò e le avvolse completamente.
Nel giro di un respiro, erano immerse in un bianco assoluto.
«…Nadèje?» sussurrò Carlotta, allungando la mano.
«Sono qui,» rispose la Fata, prendendole la mano. «Non lasciarmi.»
«No davvero.»
Gwen e Naoko si erano fermate poco più avanti.
«È strano,» disse Gwen, stringendo la bisaccia contro il fianco. «Vicino alla Porta della Luna c'è spesso nebbia da quello che ho letto… ma non così. Non così fitta.»
Naoko annuì, visibilmente inquieta.
«È nebbia dell’acqua. Il lago è vicino… ma questa è più fredda, più pesante.»
Fecero qualche passo avanti, ma subito il mondo si dissolse. Non c’era sentiero, non c’erano alberi. Solo bianco. Un bianco che assorbiva ogni suono.
«Non riesco a vedere nemmeno i miei piedi!» protestò Carlotta.
«Aspettate... Lo sentite?» mormorò Gwen.
Si fermarono.
In mezzo alla nebbia, da un punto indistinguibile, arrivò un suono.
Un gorgoglio.
Un fruscio liquido.
Quasi… un respiro.
Nadèje trattenne il fiato.
La nebbia vibrò.
E un’ombra lunga si mosse, lenta, come se strisciasse a pochi passi da loro.
«Ragazze…» sussurrò la Fata, il cuore che martellava.
«Sì?»
«Credo che siamo arrivate. O che… qualcosa del lago è arrivato da noi.»
Naoko fece un passo avanti, cercando di fendere la foschia.
«La Porta della Luna… è vicina. Ma questa nebbia non è naturale.»
Gwen prese un respiro tremante.
«Forse… forse qualcuno ci osserva.»
Nadèje ricordò il sogno.
Gli occhi di pietra.
Il silenzio dell'acqua.
E la voce che le aveva parlato.
Strinse più forte la mano di Carlotta.
«Andiamo.»
«Sì…» fece eco Carlotta.
«Ma insieme.»
E, avanzando come un unico corpo, si addentrarono nella nebbia viva, verso il lago dove, secondo la Tavoletta della Luna, li attendeva il grande Serpente che dorme nel riflesso del cielo.
Riusciranno a destreggiarsi nella nebbia senza ulteriori ritardi?
Tiro: Dado Chance 1, Dado Rischio 2:
No, Ma...
🌫️ Nella nebbia — incontro con l’anziano Shinigami
Il tiro è NO, MA…
dunque la nebbia continua a inghiottire ogni cosa.
Le ragazze camminano apparentemente per ore, a passo lento e teso, le mani intrecciate come una catena. Ogni tanto una pagliuzza scricchiola sotto i loro piedi, un alito di vento muove la bruma, e tutte si stringono un po’ di più, temendo di perdersi l’una dall’altra. Il silenzio è totale, irreale, quasi solido.
Carlotta bisbiglia:
«Sembra… di camminare dentro il latte.»
«O dentro un sogno che non vuole finire,» aggiunge Gwen, con un brivido.
Naoko apre spesso la bocca per dire qualcosa, poi la richiude, come se perfino il suono potesse spezzare quel fragile nulla.
E poi — senza preavviso — la nebbia davanti a loro sembra diradarsi di pochissimo, quel tanto che basta a rivelare una figura inginocchiata a terra.
Un anziano Shinigami.
Magro come un filo di ragnatela, con la pelle grigio-perlacea e gli occhi socchiusi in un’espressione di quiete assoluta. Indossa un kimono azzurro consunto, ha una coperta blu sulle spalle e, appoggiata in grembo, una orikatana di carta piegata, simmetrica come un’opera di origami.
È immobile.
Come se stesse ascoltando il mondo.
Le ragazze si bloccano.
Carlotta trattiene il fiato.
Nadèje sente un brivido correre lungo le ali.
Gwen, con la sua indole gentile, fa un passo avanti e prova:
«Scusi… siamo un po’ perse. Sa come—»
Ma l’anziano solleva lentamente un dito.
Lo posa sulle labbra.
Senza aprire gli occhi.
«Ssshhh…»
Quel sibilo è dolce, non severo.
Come una brezza che cerca la pace.
Poi, con l’altra mano, indica il terreno.
Un punto accanto ai suoi piedi.
Le ragazze si guardano tra loro, confuse.
Naoko mormora:
«Vuole… che ci sediamo? O che stiamo zitte?»
Nadèje stringe le labbra: «Forse entrambe le cose.»
Carlotta sospira piano: «Mah… se potesse aiutarci a capire dov’è il lago, mi siederei anche sul muschio gelato.»
Gwen fa un passo avanti, attenta a non disturbare la compostezza dell’uomo.
E tutte e quattro, piano piano, si avvicinano a quel punto, avvolte dalla nebbia e da una calma quasi ipnotica.
Come se quel vecchio fosse parte del luogo.
Parte della nebbia.
Parte della Porta della Luna stessa.
🌫️ Nella nebbia, nella quiete — la meditazione
Con un filo di voce, appena un soffio, Naoko dice:
«Credo… credo che voglia che ci uniamo a lui. Sedersi. Ascoltare. Non farà male. Forse… ci aiuterà a vedere.»
Ha quegli occhi dolci e scuri che brillano anche nella nebbia, e la sua calma è contagiosa.
Così, una dopo l’altra, le quattro ragazze si siedono davanti all’anziano Shinigami, in un piccolo cerchio silenzioso.
La nebbia le avvolge come una grande coperta umida.
Il vecchio continua a meditare, immobile, la orikatana di carta sulle ginocchia come un simbolo di qualcosa che non comprendono.
Respira piano, quasi impercettibilmente.
E loro lo imitano.
Nadèje chiude gli occhi, sentendo il battito del cuore rallentare.
Carlotta si sistema il vestito, poi lascia cadere le mani sulle ginocchia e prova a respirare allo stesso ritmo delle altre.
Gwen inspira il profumo quasi impercettibile della nebbia — muschio, acqua, foglie — e sospira, lasciando andare un poco di tensione.
Naoko è la più composta, come se avesse meditato mille volte.
Per qualche minuto non accade nulla.
Solo silenzio.
Solo fiato.
Solo il rumore ovattato della bruma che scivola attorno.
E poi… qualcosa cambia.
La meditazione avrà avuto un effetto positivo? Tiro: con vantaggio, dopo tutto ci hanno provato sinceramente: Dado Chance 2 e 5, dado rischio 4 Sì e...
Un bagliore minuscolo: una lucciola che si accende dentro la nebbia, proprio davanti a loro.
Poi un’altra.
Poi un’altra ancora.
Lucciole fuori stagione.
Come se la meditazione stessa avesse richiamato minuscole lanterne viventi.
L’anziano apre gli occhi per la prima volta, verdi come stagni d’acqua ferma.
«La nebbia non si attraversa» mormora, con una voce che sembra fatta di carta e vento.
«La nebbia si aspetta.»
Poi, con un movimento lentissimo, alza la mano e semplicemente… indica una direzione.
Una traccia tra la bruma, dove le lucciole si stanno allineando piano piano, come un sentiero di minuscole stelle gialle.
Naoko trattiene un respiro.
Carlotta guarda Nadèje, e Nadèje sente un brivido — ma non di paura: di stupore.
Il vecchio, già richiudendo gli occhi, aggiunge:
«Seguite la luce delle cose piccole.
La Luna le ama.»
E torna in silenzio, immobile, come una radice nel mondo.
Le ragazze si alzano piano, con rispetto.
La nebbia non è più un muro: è un sipario che si apre.
⚪ ognuna di loro avverte dentro di sé un’eco diversa, un piccolo dono lasciato dal vecchio Shinigami e dalla quiete meditativa.
Nadèje sente una chiarezza nuova, come se la linea sottile tra sogno e realtà fosse meno minacciosa. La paura per la visione di Occhi di Pietra non la domina più: ora le sembra parte di un cammino, non di un presagio oscuro.
Carlotta scopre che l’ansia di perdere chi ama si è sciolta un poco. Ha una serenità inattesa, come se avesse bevuto una tisana di stelle.
Gwen, che ha sempre la mente piena di pensieri e invenzioni, avverte un ordine diverso: le idee non la invadono, si posano, come foglie leggere.
Naoko percepisce un legame: il vecchio Shinigami le ha fatto un cenno appena visibile. Non sa perché, ma sente che il suo ruolo nel viaggio non è un caso.
Davanti a loro, la fila di lucciole attende
🌙 Sulla riva della Porta della Luna
Le lucciole li hanno condotti fino alla riva, e ora il lago è una distesa lattiginosa nella quale i colori del tramonto si riflettono spezzati dal vento e dalle increspature della pioggia.
Le ragazze hanno messo su un riparo improvvisato con due teli cerati e una coperta cerimoniale donata da Naoko. La pioggia picchietta, insistente eppure dolce, come un tamburo lontano.
Gwen e Naoko si sono appartate a ammendare la giacca della Boggart, mentre Nadèje e Carlotta condividono il calore di un’unica mantella, osservando il cielo che si schiarisce.
È allora che Nadèje, con il cuore che le rimbomba nel petto come se dovesse spezzarsi, capisce che non può rimandare.
Che ogni passo del viaggio, ogni visione, ogni sogno, l’ha condotta qui.
💍 La scelta
«Carlotta...» mormora, prendendole le mani.
La Sluagh si volta, un filo di capelli appiccicati alla guancia per la pioggia, gli occhi lucidi di riflessi del lago.
«Nadèje? Sei pallida, stai bene?»
Lei inspira. «Ho capito cosa volesse dirmi il Serpente della Luna, perché ho sognato te e la sciarpa tagliata.»
La sua voce è un sussurro. «La scelta è tra l’amore e la lama. Tra te… e la gloria. Non posso avere entrambe.»
Carlotta sbarra gli occhi. Un attimo di silenzio eterno passa tra di loro, rotto solo dallo scroscio dell’acqua.
«E tu… cos'hai scelto?» chiede piano, come se temesse la risposta.
Nadèje stringe le sue mani più forte.
«Te.»
Un’unica parola, semplice come un giuramento sacro.
Carlotta lascia uscire un singhiozzo che è metà risata metà pianto, incredula.
Ma Nadèje continua, ora che ha rotto l’argine:
«Io… non voglio essere una duellante sola con la sua lancetta. Voglio te accanto a me. E adesso che abbiamo trovato quelle testimonianze, quelle antiche unioni tra donne Sluagh… adesso so che non è un sogno proibito, né per me né per te.»
Fa un passo, vicinissima, il profumo d’erba bagnata e metallo della sua lancetta sempre con sé.
«Carlotta di Umbral…»
deglutisce, le guance rosse nonostante il freddo.
«Vuoi sposarmi? So che non è il momento più romantico… che siamo fradice, in mezzo alla nebbia, davanti a un lago misterioso… Ma non voglio aspettare il Serpente della Luna per dirti che ti voglio per sempre.»
La risposta
Carlotta resta immobile. Per un lungo, lunghissimo attimo.
Poi le mani le tremano e due lacrime calde le scivolano sulle guance fredde di pioggia.
«Nadèje… Nadèje… ma certo che sì!»
E la stringe, ridendo e piangendo insieme.
«Non potrei desiderare altro. Non ho mai voluto altro.»
Le loro labbra si incontrano tra la nebbia e la pioggia, un bacio lento e tremante, pieno di sollievo e promessa, mentre alle loro spalle Gwen e Naoko, sentendo il grido di gioia, sorridono, si voltano, capiscono.
E applaudono piano, come se temessero di disturbare la magia.
La Porta della Luna, davanti a loro, brilla appena.
Come se la stessa luna avesse ascoltato.
Sotto la pioggia fine, ancora avvolte nell’emozione della proposta, le due ragazze restano strette l’una all’altra.
Quando Nadèje guarda la compagna negli occhi scuri, colmi di gioia, le scappa un sorriso incredulo.
«Mi hai resa felice, amore mio» le mormora. «Ma… se lo desideravi così tanto, perché non me l’hai chiesto tu? Avevi paura che potessi rifiutare? Sai che avrei detto di sì.»
Carlotta arrossisce, e senza accorgersene scivola nella lingua della sua infanzia, il dialetto caldo e musicale dell’Escalera.
«No, querida…»
Scuote la testa, imbarazzata e tenera. «Non è quello. È che noi ragazze di Umbral… siamo orgogliose e passionali. Da noi sono gli altri a chiedere la nostra mano.»
Solleva un dito, accennando una risata. «Per una ragazza fare la proposta… è quasi un’umiliazione. Una sconfitta dell’orgoglio.»
Poi sospira, e le prende le guance tra le mani. «Ma noi siamo due donne, e questo… ha reso tutto un po’ più complicato.»
Ridono insieme, un riso basso, caldo, che sa di sollievo. Nadèje si lascia cadere contro di lei, stringendola.
Proprio in quell’istante, con perfetto tempismo da amici che vogliono esserci ma non disturbare, Gwen e Naoko si avvicinano piano, quasi sulle punte.
«Ehm…» tossicchia Gwen, con il sorriso più grande che Nadèje le abbia mai visto.
«Avete… delle belle notizie?»
Naoko, più diretta e candida, aggiunge:
«Siete felici… si vede! È successo qualcosa di meraviglioso, vero?»
Carlotta e Nadèje si guardano negli occhi ancora una volta, e senza parlare si prendono per mano, le dita intrecciate come una promessa.
***
Il Serpente della Luna
Fu una notte fuori dal tempo, una notte che nessuna delle quattro avrebbe mai più dimenticato.
La luna salì lenta sopra il velo delle ultime nubi, e la sua luce si posò sull’acqua, come un respiro trattenuto da secoli. Nadèje e Carlotta si tenevano per mano sulla riva, mentre Gwen, ormai scoraggiata, fissava l’acqua con occhi che non sapevano più se sperare ancora un po' o arrendersi definitivamente.
Poi accadde.
La superficie del lago tremò, poi divenne uno specchio perfetto…
e la luna riflessa sull'acqua si spalancò come una porta.
«La Porta della Luna…» sussurrò Gwen, quasi incredula.
Appena misero piede nell’acqua, qualcosa le afferrò — non mani, ma una forza antica, invisibile, inesorabile. Furono trascinate giù, ingestibili, come fuscelli nella corrente, e inghiottite da un tunnel liquido che non lasciava il tempo di respirare o capire.
Riemersero sulla riva del lago.
Sembrava la stessa, ma c’era qualcosa di diverso: non c’erano più nubi, nessuna traccia di nebbia. solo cielo notturno e stelle come diamanti…
E sopra di loro la luna, così vicina da sembrare un’enorme lanterna d’argento appesa a pochi metri dal soffitto del mondo.
E davanti alla luna…
si levò la sagoma immensa, pallida e sinuosa, di un serpente che sembrava grande come il cielo stesso.
Gli occhi ciechi, aperti su una saggezza troppo antica per essere vista.
Occhi-di-Pietra.
Quando parlò, fece dardeggiare la lingua nera e biforcuta: fu come se la voce arrivasse da ogni direzione: profonda, morbida, carica di un potere che calmava il cuore e allo stesso tempo lo terrorizzava.
«Gwen Summers…»
La boggart trasalì, spaventata e ipnotizzata.
«Argo è venuto da me, molto tempo fa.
Come te, faceva domande.
E, come sempre, la Casa rispose.»
Il cuore di Gwen si strinse come un pugno.
«Se vuoi conoscere la verità, devi porre fine all’Inverno. Devi liberare le Stelle. La Scura Notte di Tempesta deve terminare.
Solo allora la Casa ti vedrà.
Solo allora risponderà.»
Le quattro donne rimasero mute, immobili davanti alla vastità di ciò che veniva loro richiesto.
Poi il Serpente parlò ancora, rivolgendosi solo a Gwen:
«Va’ dal vecchio druido di Ponteramo.
Lì troverai ciò che cerchi.»
Dopo, una per una, rispose alle domande di tutte — Nadèje, Carlotta, Naoko — ma le sue parole erano come pioggia su specchi d’acqua: bellissime, indistinguibili, incomprensibili, tranne che per pochi concetti: "Scelta" “Albero” “Oscurità” "Ali della Tempesta" e frasi un po' più complesse come "Fate che si votano alla Notte" “Combattere per chi si ama” e "fermare l'inverno nella sfera della minuscola casa". Solo molti mesi, molti luoghi e molti dolori più tardi, ognuna avrebbe capito davvero cosa il Grande Serpente aveva voluto dire loro.
E infine, senza muoversi né strisciare — semplicemente svanendo come la neve in Primavera — Occhi-di-Pietra scomparve.
Le quattro ragazze si ritrovarono sulla riva del lago, il cielo tornato scuro, la pioggia che aveva ripreso a cadere in grandi gocce fredde.
Erano bagnate, tremanti, stordite, ma vive.
E avevano un nuovo destino davanti.
Uno che nessuna di loro aveva mai immaginato quando, solo pochi mesi prima, si erano incontrate alla Locanda delle Tre Foglie.
Il cammino verso la fine dell’Inverno era appena iniziato.
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🌙 Il Matrimonio di Nadèje e Carlotta – Usanze Sluagh dell'Orda Perduta
Nei villaggi del Canneto e anche oltre — si racconta che al tramonto di Samhain, alla vigilia del loro viaggio verso Ponteramo, Nadèje Eminonu de Morangiasse e Carlotta Delgado decisero di sposarsi.
E non secondo le usanze correnti della Casa, ma secondo quelle antiche, quasi dimenticate, delle prime tribù Sluagh che Lale aveva studiato per una vita intera.
🛍️ **Preparativi**
Per prima cosa, le due ragazze andarono al mercato di Toguchi a comprare:
* sake al tarassaco
* tè di verbasco
* dolcetti di gramigna ripieni di crema di castagna,
* ciambelline di semi di papavero e zucchero,
* piccoli mochi verdi alla menta del canneto, i preferiti dei nipoti di Naoko
Volevano che i genitori della giovane botanica — che avevano dato loro un tetto e tante attenzioni — partecipassero alla festa.
La casa venne pulita, addobbata con corde di erba intrecciata e piccoli fiocchi color lavanda.
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📚 **Le usanze di Lale**
Fu Gwen a occuparsi del rito.
Aveva passato la notte a studiare gli appunti di Lale: pagine e pagine sull’amore tra guerriere, sulle “unioni a doppia ombra”, sui giuramenti fatti davanti al Falso Fuoco o (nel Giardino e forse nell' Oltrelontano) alla luna nascente.
Nelle antiche tribù Sluagh, il matrimonio non era officiato da un capo, ma un testimone scelto:
qualcuno che avesse conosciuto le due spose nella loro verità, non nei loro titoli.
E loro scelsero Gwen.
La Boggart tremò un poco, per l’emozione e per il ricordo di Qamar, ma accettò con un sorriso dolce.
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🕯️ **La cerimonia**
Il cortiletto della casa di Naoko fu decorato con:
* **due lanterne** appese a un ramo di salvia,
* un piccolo cerchio tracciato con polvere di lichene,
* una ciotola d’acqua per riflettere la luna.
Nadèje indossava il suo lehenga choli Penjarese blu, Carlotta un elegante abito rosso scuro fatto tempo prima da una sarta del Primo Piano.
Gli ospiti non erano molti — mancavano famiglia e amici di Casa — ma Gwen aveva copiato per ognuno un biglietto:
«Oggi Nadèje e Carlotta si sposano. Siate con noi.»
Nadèje sussurrò a Carlotta:
> «Vorrei che ci fossero mamma e papà…
> e Alexienne… e Marielle… e Selenya, Nero, Gustav…
> Tutti loro. E anche Jonathan, se fosse ancora con noi. Se sono qui con te oggi, è anche grazie a lui.
> Ma sono felice così. Loro capiranno, lo so".
Carlotta annuì, col cuore stretto.
# ✨ **Le Promesse**
Secondo Lale, le due spose dovevano dichiarare:
1. **La ferita che temono**
2. **La forza che offrono**
3. **Il cammino che vogliono condividere**
Così Carlotta, tremando appena, disse:
> «Temo di perdere la mia voce.
> Offro il mio coraggio, che ho scoperto di avere.
> Voglio camminare con te, Nadèje, ovunque ci porterà la vita, sia la Casa, il Giardino o il Lontano.»
E Nadèje rispose:
> «Temo la ferita dell’amore, ma ti scelgo lo stesso.
> Offro la mia lama, che ti difenderà sempre, e i miei passi, che diventano più lievi accanto a te.
> Voglio essere il tuo riparo e la tua compagna di vita, Carlotta di Umbral.»
Gwen chiuse gli occhi, poggiò le mani sulle loro:
> «Per le antiche ombre della Cantina,
> per le lune che sorgono e calano,
> per i cammini che s’intrecciano,
> io vi dichiaro sposate.
> Andate insieme.
> Tornate insieme.
> Siate Casa una per l’altra.»
Naoko scoppiò in lacrime.
I suoi genitori applaudirono.
E lo stesso vento del Canneto sospirò tra i giunchi.
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🎉 **Il Banchetto**
Dopo il rituale mangiarono i dolcetti, bevvero sake dolce e infine danzarono tutti insieme — persino Naoko, che era molto timida, e Gwen, che si riteneva una pessima ballerina ma ci metteva entusiasmo.
Carlotta e Nadèje— mano nella mano, guancia contro guancia — sembravano illuminate da dentro.
Così le due artiste della Casa si sposarono nel Canneto e dopo la festa si allontanarono insieme mano nella mano. Gwen e Naoko, che avevano già iniziato a rassettare, si fermarono a guardarle con affetto.
"Sono proprio belle insieme" disse Naoko tutta sorridente.
"Hai proprio ragione cara " le rispose Gwen abbracciandola.
La piccola Shinigami arrossì ma strinse forte la compagna.



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